I 100 anni di Giovannino Guareschi

04/06/2008

Fa un certo effetto pensare che Giovannino (è il suo vero nome, non un vezzeggiativo) Guareschi è lo scrittore italiano più venduto al mondo, perché Giovannino era un tipo semplice, non certo l'intellettuale che si sarebbe scannato per vendere qualche copia in più.
Merito degli indovinatissimi personaggi di Don Camillo e Peppone (e della serie di film su di loro) e di una prosa divertente e divertita, che fa di Guareschi uno dei nostri autori più facili da amare, un po' naif ma che conobbe la sofferenza,  comico e graffiante, perfetto cantore della sua epoca e al contempo immortale.
Nato a Fontanelle, frazione di Roccabianca (non Brescello, quello è il paese di Don Camillo), il 1 maggio 1908,  iniziò la sua attività letteraria come giornalista, approdando nel '36 alla rivista satirica “Bertoldo”, diretta da Cesare Zavattini. Vi entrò come illustratore, per divenire in breve capo redattore assieme a Giovanni Mosca. Arrestato per aver insultato Mussolini, finì poi nei campi di prigionia tedeschi dopo il '43, a causa della sua fedeltà al Re anziché alla Repubblica Sociale.
L'esperienza non lo fiaccò: non solo gli ispirò un racconto illustrato, “Favola di Natale”, ma per tutta la vita Giovannino rimase uno spirito ribelle e sanguigno, finendo nuovamente nei guai con la giustizia. Finita la guerra, infatti, fondò la rivista “Candido”, settimanale indipendente di simpatie monarchiche. Dopo la sconfitta di misura della monarchia, egli si avvicinò alla Democrazia Cristiana, divenendo un fervente anticomunista. Se questa sua posizione politica gli fu utile nel creare i personaggi di “Mondo piccolo”, Pepponne e Don Camillo, non gli fu sufficiente ad evitargli il carcere per aver diffamato De Gasperi: orgoglioso, Giovannino rifiutò di chiedere la grazia e scontò 409 giorni da carcere, oltre a sei mesi di libertà vigilata.
Negli ultimi 20 anni, proprio mentre il suo Don Camillo cominciava a fare il giro del mondo, Guareschi si trovò invece messo da parte, anche a causa della salute. Collaborò a varie riviste, mise a punto dei romanzi, seguì il suo Candido, aprì un ristorante a Roncole, ma quando morì nel '68 per un attacco di cuore, ai suoi funerali (celebrati sotto il vessillo sabaudo) non si presentò alcuna autorità, disertato anche da quel partito alla cui vittoria aveva contribuito.
Oggi Guareschi è un nome, invece, di cui l'Italia si fa vanto e che sempre più viene rivalutato, sia come scrittore che per la sua assenza di compromessi, capace di pagare in prima persona le sue scelte controcorrente.
Tra i numerosi omaggi legati al centenario, il Festival del Racconto, tenutosi a Cremona dal 30 maggio al 1 giugno, e il Festival Mondo Piccolo Cinematografico, rassegna di cortometraggi, organizzata dal Comune di Brescello per tutto il mese di giugno.

Elena Aguzzi