Un fenomeno di assoluto interesse che emerge nella letteratura contemporanea è quello della mitopoiesi, cui alcuni autori, essenziali per l’influenza avuta nella Cultura e nelle sotto-culture successive, hanno sentito il bisogno di dar vita, probabilmente per far fronte al “crepuscolo degli dei” e all’oscuramento della Tradizione.
Tra questi autori, va senza dubbio annoverato H.P. Lovecraft. Considerato, assieme a Poe, tra gli iniziatori del genere horror post-gotico, il “gentiluomo di Providence” come spesso viene soprannominato, ha ripensato e dato nuova forma all’orrore profondo: quasi una cosmogonia del Male che si annida nel subconscio, oltre l’ordine umano e razionale delle cose.
Nella collazione di studi recentemente pubblicata dalla Casa Editrice La Torre, “Lovecraft e il Giappone”, l’Autore e curatore Gianluca Di Fratta, brillante orientalista casertano, ha realizzato un interessantissimo studio circa la ricezione di HPL nella terra del Sol Levante. Il testo, che annovera saggi di studiosi del calibro di Riccardo Rosati, Gino Scatasta, Massimo Soumaré, Andrea Tentori e Giacomo Calorio, nonché una interessante prefazione di Gianfranco De Turris, analizza come il Cosmo lovecraftiano abbia influenzato le arti in Giappone, a partire dalla letteratura e passando per cinema, manga, anime e persino giochi di carte e videogiochi.
A riprova di quanto detto nell’incipit di questa recensione, l’Opera in commento mette in luce come Lovecraft non abbia ricevuto, almeno in prima battuta, un’accoglienza filologica, bensì abbia stimolato un processo mimetico che si è, via via, talmente discostato dalla fonte da ispirare opere di carattere marcatamente erotico, aspetto mai nemmeno sfiorato da HPL nei suoi numerosi racconti.
Dalla “Weird”, fenomeno del primo novecento nordamericano, al genere Hentai sino al Moe nipponico, Lovecraft non manifesta la sua importanza tanto nella capacità narrativa, quanto nell’estro immaginativo, capace di dare vita a nuove divinità, un vero e proprio pantheon dell’orrore per il mondo contemporaneo. I suoi celebri e spesso impronunziabili “dei dell’Oltre”, Cthulhu, Yog-Sothoth, i Grandi Antichi e ad altre simili blasfemie del fantastico, suscitano nel popolo giapponese una intima analogia con il caotico pantheon della loro Tradizione, con l’effetto di inserirsi nel background culturale degli autori al pari delle divinità greche e celtiche.
Leggendo i saggi contenuti in “Lovecraft e il Giappone”, di cui si debbono elogiare la erudizione e la esaustività, passeremo in rassegna l’universo lovecraftiano nipponico quasi ai raggi X, attraverso l’elencazione completa delle opere che ne hanno in qualche modo subito la fascinazione o ne hanno, quantomeno, tratto libera ispirazione. E così, partendo dagli studi accademici, arriveremo a contemplare la ricezione di HPL nella letteratura, nel cinema, nel fumetto e nelle culture pop caratteristiche del popolo nipponico.
Un testo serio, completo, rivolto essenzialmente agli studiosi e agli appassionati di HPL e delle reciproche contaminazioni fra il nostro mondo e quello giapponese, ma che merita senza dubbio di far parte anche della biblioteca dall’intellettuale antimoderno (anche se non sia prettamente un “lovercraftiano” o un orientalista). L’orizzonte proprio di quest’ultimo, infatti, è sempre aperto all’analisi di tutti i fenomeni culturali, con uno sguardo che non è quello del nerd, ma di colui che è capace di ricondurre ad unità e di dare un senso profondo a ciò che vede, legge e ascolta.
Tale atteggiamento, in particolare, noi crediamo non debba essere rivolto solo alla Cultura, ma anche alle culture popolari che, essendo spesso rivelatrici, in chiave quasi romantica, del cuore e dell’anima di un Popolo, non debbono e non possono essere trascurate da chi, essendo militante della e nella Tradizione, senta alto il ruolo di interprete della realtà che lo circonda.
“Lovecraft e il Giappone. Letteratura, cinema, manga, anime”, a cura di Gianluca Di Fratta, Casa Editrice La Torre, 2018, pagg. 179, Euro 18,50