Da Monet a Bacon. Capolavori della Johannesburg Art Gallery

13/04/2017

La storia del Museo di Johannesburg è magica fin dal principio. Tutto inizia con Lady Florence Phillips, moglie di un magnate dell’industria mineraria.  Una Signora che volle regalare al suo Paese un museo come quelli in Europa.  Con un diamante regalatole dal marito acquistò i primi capolavori. Lady Florence ebbe un abile consigliere, Hugh Lane, un inglese innamorato dell’arte francese: così ai Preraffaelliti vennero ad affiancarsi gli Impressionisti. Con gli anni il Museo si trovò ad esprimere l’eterogeneità della cultura del Paese e quella contaminazione sudafricana che in parte guarda l’Europa e in parte l’Africa. La collezione anche dopo la morte di Lady Phillips e divenne una piccola storia dell’arte che arriva fino al Novecento inoltrato.
Ed è proprio con il ritratto di Lady Florence Phillips dipinto da Antonio Mancini che si apre la Mostra alla Villa Reale di Monza, aperta fino al 2 luglio e intitolata “Da Monet a Bacon. Capolavori della Johannesburg Art Gallery”. Il nome indica già un percorso e la varietà delle opere esposte ed è infatti un viaggio in un secolo di storia dell’arte attraverso 12 sale.  Le opere, suddivise per epoca ed area geografica, si armonizzano  con lo splendore della sede che le ospita, come se attraverso questo percorso si volesse far dialogare l’arte contemporanea e impressionista con l’architettura della Villa.
Si inizia con l’Ottocento inglese rappresentato da Dante Gabriel Rossetti, Lawrence Alma-Tadema (La Morte del Primogenito), Albert Joseph Moore (Venere al Bagno) e due opere di William Turner, ospitato negli Appartamenti Principe di Napoli. Si passa quindi al capitolo Prima e Dopo l’Impressionismo: opere di Courbet (Scogliera a Etretat),  Corot, Johan Barthold Jongkind, Boudin (Il Molo di Trouville, Il Porto di Trouville, Regate ad Argenteuil), Monet (La Primavera), Sisley (Sulle rive del fiume a Veneux), Degas, Pizarro, Guillaumin, Sargent, Signac, Cézanne, Van Gogh (Ritratto di uomo anziano), Bonnard, Vuillard, Henri Eugène Le Sidaner (Finestra sul Fiume). Si arriva quindi al Novecento e il viaggio si fa meno uniforme nei gusti raggruppando opere più disparate poiché andavano ad aggiungersi a poco a poco alla collezione. Da Modigliani a Matisse, da Picasso a Wharol e Lichtenstein, da Bacon a Henry Moore. La Mostra si chiude infine con uno sguardo sull’arte sudafricana.
Un’occasione imperdibile per ammirare una varietà di capolavori molti dei quali mai esposti prima in Italia.

Gabriella Aguzzi