
E’ la prima Mostra, dopo quella tenutasi nel ’33 – centenario della nascita dell’artista - sempre alla Tate Gallery di Londra, interamente dedicata ad Edward Burne-Jones, uno degli ultimi Preraffaelliti, che ha portato i suoi mondi immaginari in meravigliosi dipinti, vetrate e arazzi.
Anche questa bella ed ampia mostra londinese, visitabile fino al 24 febbraio, si focalizza sulle fonti ispiratrici dell’universo artistico di Burne-Jones, che rifiutò il mondo industriale dell’epoca vittoriana per volgere invece lo sguardo nel profondo dell’arte medievale, dei miti e delle leggende. Ha compiuto ritratti spettacolari di cavalieri arturiani, eroi classici e angeli biblici. Insieme all’amico William Morris è stato un pioniere del movimento dell’art and crafts che ha portato ovunque il suo splendido design.
Fu proprio grazie all’amicizia con William Morris che sviluppò l’amore per la romance medievale e ai lavori iniziali è dedicata la prima sala della Mostra: un giovane Burne-Jones che sotto la guida di Dante Gabriel Rossetti iniziò a fare intricati disegni a inchiostro e si guadagnò il supporto di artisti del Circolo dei Preraffaelliti e la reputazione di uno degli artisti più originali e coraggiosi del suo tempo.
Le frequenti visite in Italia e lo studio dell’arte rinascimentale lo portano a dipingere figure maschili fortemente espressive e tormentate, corpi quasi michelangioleschi, quanto i ritratti femminili sono di una bellezza quasi sinistra. A volte la sua ossessione per la grazia e la bellezza si scontra con la fascinazione del grottesco che si manifesta in ritratti comici che nascondono paure e cupe fantasie.
La Mostra entra quindi nel clou con i grandi quadri dipinti tra il 1877 e il 1898 che furono esposti dapprima alla Grosvenor Gallery e successivamente alla New Gallery, dove erano riuniti artisti che anteponevano l’enfasi dell’espressione del sentimento e la poesia, al naturalismo e alla narrativa. Anche qui prevale la malinconia dei soggetti in cui gli uomini sono spesso presentati come vittime del potere e del desiderio femminile.
Anche nei ritratti Burne-Jones preferì evitare la moda della ritrattistica sociale per focalizzarsi su famiglia e amici e l’enigmatica e pallida bellezza divenne il segno inconfondibile del suo stile. Usava dire “I miei quadri sono per la gente, la mia vita per me e per i miei amici”. Anche i pochi ritratti commissionati sono dark ed eterei, privi di fronzoli e accessori.
La passione per il Mito e la Leggenda lo portò a lavorare su gruppi e sequenze di immagini creando una vera e propria storia illustrata in una serie di quadri. Questo impulso trovò la sua piena espressione in due grandi cicli narrativi “Perseus” e “The Briar Rose”, entrambi riuniti nella mostra alla Tate Gallery. La serie Perseus racconta l’impresa dell’eroe greco contro Medusa, la Gorgone che trasformava gli uomini in pietra, e il salvataggio di Andromeda da un mostro marino. The Briar Rose si basa sulla favola della Bella Addormentata e il titolo deriva da una versione dei fratelli Grimm. Tutte le quattro scene rappresentano lo stesso momento sospeso nel tempo: il Principe entra in un reame immobile le cui figure sono immerse nel sonno. L’artista spiegò: “Ho voluto fermarlo davanti alla Principessa addormentata e non dire di più, lasciando l’immaginazione del seguito”.