Riapre a Padova la Mostra I Macchiaioli
21/04/2021

Finalmente i Musei possono riaprire le loro porte e la bella Mostra sulla pittura dei Macchiaioli allestita a Palazzo Zabarella di Padova è stata prorogata fino al 30 giugno. Un doppio annuncio che accogliamo con gioia mentre vi invitiamo a non perdere questa occasione. Abbiamo visitato la Mostra nel mese di marzo, appena prima che il Veneto lasciasse la “zona gialla”, e temevamo di essere stati tra gli ultimi a poterla apprezzare. Il titolo “I Macchiaioli – Capolavori dell’Italia che risorge” aveva un doppio significato, quello riferito al Secolo della pittura (e molti dipinti ritraggono gli anni del Risorgimento cogliendolo non con retorica ma nell’intimità degli atti quotidiani) e l’auspicio di una ripartenza culturale troppo presto bloccata.
Oltre a presentare opere pregevoli dei maggiori esponenti della corrente dei Macchiaioli, alcune celebri ed autentici capolavori altre meno note e mai o raramente esposte, la Mostra ha la peculiarità, come altre precedenti Mostre di Palazzo Zabarella, di raccoglierle non in ordine tematico o cronologico ma per collezionista. L’occhio con cui queste opere si presentano è dunque quello che osserva un movimento artistico, molto studiato in tutti i suoi aspetti, in una prospettiva inedita, con lo sguardo di coloro che ebbero l’intuizione di incoraggiarli, non solo sostenendoli economicamente ma anche cercando di comprenderli e dialogare con loro.
Diversa da tutte le precedenti mostre dedicate ai grandi pittori toscani, la Mostra di Padova, curata da Giuliano Matteucci e Fernando Mazzocca, rappresenta dunque l’occasione di riconsiderare questo movimento pittorico sotto una nuova luce e di rendere il giusto riconoscimento a quegli uomini e donne, di diversa formazione e cultura, che furono i primi sostenitori e collezionisti di questi giovani artisti. Si tratta di personaggi, in gran parte dimenticati, che ebbero la sensibilità e il coraggio di affiancarli quando erano ancora osteggiati dalla critica ufficiale e derisi dal pubblico ed hanno saputo comprendere la loro audace rivoluzione visiva, apprezzandone la novità e riconoscendone il valore.

Quelli che potremmo chiamare gli amici dei Macchiaioli, artisti a loro volta, intellettuali, mercanti, hanno condiviso una visione del mondo che si affermava attraverso una pittura sperimentale intesa a esaltare, rendendola con un’immediatezza mai vista prima, la realtà quotidiana, dal paesaggio alle scene di vita domestica, al lavoro dei campi. Come la Mietitura del grano nelle montagne di San Marcello di Odoardo Borrani, l’Antica Pescaia a Bougival di Serafino de Tivoli, Alla Villa di Poggio Piano di Silvestro Lega, Aspettando e Bambini colti nel sonno di Telemaco Signorini, L’Arno a Bellariva di Giovanni Fattori, L’Elemosina e Le bambine che fanno le signore di Silvestro Lega, Al Sole di Vincenzo Cabianca. Tutte opere che vediamo nelle sale del percorso esposte, appunto, secondo l’ordine dei collezionisti.

Tra i sostenitori dei Macchiaioli il primo posto spetta sen’altro a un personaggio come Diego Martelli, intellettuale e critico di respiro europeo che più di tutti ha capito la novità della loro pittura così come ha compreso e fatto conoscere, per primo in Italia, gli Impressionisti. Ha avuto il grande merito di favorire tra loro il dialogo, riunendoli spesso nella sua tenuta di Castiglioncello. In questo luogo magico per la sua natura intatta e la luce straordinaria hanno creato i loro quadri più belli molti dei quali furono acquistati dal loro generoso mecenate. Quella di Martelli, che si trova a Palazzo Pitti, è la più grande collezione di Macchiaioli mai esistita.
Segue poi la sezione dedicata agli amici mecenati, quella dei collezionisti borghesi e quella dei pittori amatori. Un caso particolare è quello del macchiaiolo Cristiano Banti che, divenuto ricco, sostenne con i suoi acquisti i colleghi meno fortunati, come fece Gustave Caillebotte con gli amici impressionisti. Chiude la sezione dedicata a quegli artefici della fortuna dei macchiaioli nei circuiti del gusto internazionale, indirizzando l’aristocrazia e l’alta borghesia verso una pittura sperimentale apprezzata prima all’estero che in Italia. Si inserisce in questo vivace contesto un mercante intelligente e sensibile come Giacomo Molena che scommette subito sul talento del giovane Signorini acquistandone le prime opere. Questo fiuto lo ritroviamo in Pilade Mascelli, esperto di letteratura francese e frequentatore di Giovanni Pascoli, che intravide un sottile rapporto tra la poesia naturalistica delle Myricae pascoliane e il lirismo dei paesaggi macchiaioli.
Gabriella Aguzzi