Una vita avventurosa quella di Hugo Pratt, una vita vissuta in tanti luoghi del mondo, viaggiatore un po’ ovunque come il suo personaggio più celebre, Corto Maltese. Dalla natale Venezia all’Africa coloniale dove trascorre l’adolescenza insieme al padre militare, all’Argentina degli Anni Cinquanta e poi il ritorno a Venezia passando per altre città europee e ancora i luoghi leggendari che hanno fatto parte del suo bagaglio letterario e in cui fa viaggiare Corto Maltese che si dice figlio di una strega dell’Isola di Man e naviga dai Caraibi al Pacifico, approda in Normandia e a Stonehenge, attraversa l’Asia e torna, come il suo creatore, a quelle magiche segrete porte veneziane che si aprono su altri mondi e altre storie.
Un filo sottile li unisce, tra nomi evocativi come la Casa dorata di Samarcanda e Corte Sconta detta Arcana. E ai loro viaggi e a tutto l’immaginario avventuroso che li anima è dedicata la Mostra a Palazzo Ducale di Genova, visitabile ancora fino al 20 marzo e intitolata appunto “Hugo Pratt, da Genova ai Mari del Sud”. Oltre 200 pezzi originali tra tavole e acquerelli, tra cui le rare tavole del periodo argentino.
Ma perché proprio Genova? Perché è da qui che parte Corto Maltese e prende vita. Era infatti il 1967 quando l’imprenditore genovese Florenzo Ivaldi fondò la rivista di fumetti Sgt. Kirk e chiamò l’artista che più ammirava. Sul primo numero di Sgt. Kirk appariva una nuova avventura inedita: Una ballata del mare salato. E’ qui che appare per la prima volta Corto Maltese, legato ad una zattera. E da allora Pratt e Corto hanno iniziato 28 anni di viaggi insieme.
Per la prima volta Genova omaggia autore e personaggio esponendo le opere per temi presenti in tutta la produzione prattiana e che si ritrovano in varie storie e periodi della sua vita: ci sono i riferimenti letterari che hanno fatto parte della sua formazione, le donne, i ribelli della Cina prerivoluzionaria e gli indipendentisti irlandesi. Non mancano naturalmente la magica Venezia e l’Argentina dove è avvenuta l’evoluzione artistica che ha trasformato Pratt da disegnatore ad autore completo.
C’è l’Africa del mondo coloniale e ci sono gli Indiani di Wheeling. Gli Indiani del Nord Est americano del XVIII Secolo hanno infatti rappresentato per Pratt una lunga passione giovanile e la base del suo immaginario avventuroso. Le letture di autori come Fenimore Cooper gli hanno trasmesso, attraverso la descrizione di fiumi boschi e praterie, una serie di suggestioni ritrovate poi nelle sue tavole. E qui arriviamo agli influssi letterari, ai quali è dedicata una sezione della Mostra. Ritroviamo Rimbaud in Le Etiopiche, Shakespeare in Le Celtiche, Stevenson e Saint-Exupery a cui è dedicato l’affascinante L’Ultimo volo. “Sono un autore di letteratura disegnata - amava definirsi Pratt – Disegno la mia scrittura e scrivo i miei disegni”.