La Lunga Notte di Game of Thrones
04/05/2019
Mai come ora i Social sono stati così divisi: mancano ancora tre puntate alla fine di Game of Thrones e molto ancora non è concluso, ma la serie TV che dal 2011 tiene in sospeso gli spettatori alla fine della terza puntata dell’Ottava Stagione ha fatto discutere per un’intera settimana. C’è chi si è esaltato per le meravigliose riprese di battaglia – quanta più epica rispetto alle prime, ancor filmicamente grezze Stagioni! – alla confusione notturna, gelida e scura come la Lunga Notte che avanza, alla battaglia aerea tra Draghi, al crescendo di tensione, al colpo di scena finale. C’è chi ha criticato spietatamente l’assurdità delle manovre militari, la scarsità di morti illustri, in una Saga così spietata che già dalla Prima Stagione ci butta inaspettatamente davanti alla morte dei nostri personaggi più amati, l’aver liquidato così di fretta il grande Nemico soprannaturale per tornare ai giochi di potere (ricordiamoci però che Le Cronache del Ghiaccio e del Fuoco qui nella serie TV si intitolano Game of Thrones, prendendo il nome dal primo libro della Saga di Martin, ed è dunque al Gioco del Trono e alla scacchiera del Westeros che si è interessati, più che alla lotta tra il Ghiaccio della Notte infinita e il Fuoco dei Draghi).
E poi ancora si succedono le domande - ATTENZIONE SPOILER!!! Da qui in poi leggete solo se avete visto la puntata! – Ma è dunque Arya, e non Jon Snow, Azor Ahai, il Principe che fu Promesso, colui che pone fine alla Lunga Notte? Perché il Night King, immune al fuoco di drago, si lascia sorprendere da un colpo di pugnale? C’erano da tempo gli indizi giusti o è stato un espediente per sorprendere anche noi? Dove è andato Bran e a cosa è servito oltre a fare da esca? (e anche qui non è stato molto geniale mettergli a guardia il solo Theon, con lo scopo di dargli poi una morte eroica, così come non è stato geniale nascondere tutti nelle cripte, quando si sa che il Night King risveglia i morti, ma ha sortito scene terrificanti). Di incongruenze e falle possiamo divertirci a trovarne a iosa, nella speranza che nelle ultime puntate gli sceneggiatori tirino tutte le fila e diano una spiegazione in grado di soddisfare gli spettatori che vanno intessendo le più svariate ipotesi (chi è il Night King? Bran sapeva già tutto quando ha dato ad Arya quel pugnale?), che sotto a tutto ci sia davvero un disegno. Ma, come ben diceva Oscar Wilde, “quando un’opera suscita diversità di opinioni significa che è nuova, complessa, vitale” e il solo fatto che Game of Thrones tenga così col fiato sospeso e tanto faccia parlare di sé ne dimostra la validità e lo classifica tra le serie migliori di sempre. Anche per chi si è sentito deluso, certo, perché non resti deluso se non hai amato.
Partita con un sapore shakespeariano – tradimenti, intrighi, profezie, sanguinarie scalate al potere – ha offerto tutti i colpi di scena orditi dal suo Autore, che ha insinuato gradualmente gli elementi fantasy man mano che la Magia andava risvegliandosi nei Sette Regni. George R. R. Martin ha costruito un’intera epopea, ne ha disegnato la geografia e le dinastie, le Casate coi loro motti e vessilli. La Serie TV si è destreggiata nella miriade di personaggi, condensandoli, e se da una parte un poco si è perso quel sapore di Saga imponente ha però reso il tutto più fluido. Man mano che la storia si dipanava è andata via via scostandosi dai libri di Martin prendendo altre biforcazioni. Martin aveva raggiunto l’apice con il terzo libro Tempesta di Spade – le Nozze Rosse, la morte di Re Jeoffrey, il parricidio compiuto da Tyrion: che susseguirsi di colpi di scena! – ma negli ultimi due libri era andato veramente per le lunghe e la tensione aveva spesso lasciato il passo alla noia dell’accumularsi di pagine e pagine e di lunghi girovagare per il Westeros. Così anche la Serie, pur accelerando molte cose, ne aveva risentito il peso. Aveva iniziato col prendere una piega propria, tanto che molti personaggi che nei libri sono morti qui sono ancora vivi e viceversa. Ma la Saga letteraria iniziata nell’ormai lontano ’96 si è fermata nel 2011 con la Danza dei Draghi e il nuovo, atteso, sospirato libro non accenna ancora a uscire. Abbiamo lasciato Jon Snow ucciso dagli stessi Guardiani della Notte, abbiamo ipotizzato che sarebbe tornato in vita, ma stiamo ancora aspettando che lo scrittore a cui più di ogni altro i lettori lanciano maledizioni ma augurano lunga vita sforni il libro successivo. Così gli sceneggiatori hanno preso in mano la situazione e sono andati per conto proprio, perché almeno in TV la Saga si concluda.
Ci hanno riservato puntate bellissime, come la seconda dell’Ottava Stagione, con quell’attesa della notte prima della battaglia, quella sospensione carica di malinconia, e la nomina di Brienne a Cavaliere. Molti protagonisti sono usciti di scena con eleganza, come la fantastica Lady Olenna. Abbiamo scoperto che Jon Snow è il vero erede del Trono di Spade, trovata prevedibile e forse escogitata per accontentare chi già dai primi libri ipotizzava che fosse un Targaryen. Ci sono state scene spettacolari come la Battaglia dei Bastardi o l’attacco col Drago sulle armate Lannister. I personaggi commettono errori madornali, ma è così che procedono le storie, attraverso i grandi fallimenti. Molte Casate sono state rase al suolo e ci si sta avviando allo scontro finale. Anche qui fioccano le ipotesi: sarà Jaime a uccidere Cersei? Dando retta ai libri si direbbe di sì: Cersei aveva ricevuto tre profezie, che mal interpretava, per cui temeva che il Valonchar, ovvero il fratello minore, destinato ad ucciderla fosse Tyrion, ma noi lettori puntavamo su Jaime. Però la terza profezia nella serie TV non è mai stata riportata. Ancora tre settimane per chiedersi che accadrà, chi siederà alla fine sul Trono di Spade. Lo scopriremo, ma non oggi.
Gabriella Aguzzi