Game of Thrones: il Finale
27/05/2019

ATTTENZIONE! QUESTA RECENSIONE CONTIENE SPOILER!!!
La furia del fuoco di Drago riduce in cenere anche il Trono di Spade. E’ furia di dolore questa volta, il dolore di Drogon che vede la madre uccisa e distrugge quel Trono che per secoli ha scatenato odio e follia, fino all’ossessione che si è impadronita della mente di Daenerys. Il folle sogno di rivendicare quel trono e spezzare la Ruota, portando a tutti i costi una giustizia che sconfina in una nuova tirannia, ha trasformato la Madre dei Draghi, Distruttrice di Catene, in una pazza sanguinaria. Drogon ne solleva il cadavere e vola via, lontano, chissà dove....
Una scena emozionante, da brivido, cui fa seguito, in una pacatezza che fa da contrasto, la ristabilizzazione dell’Ordine nei Sette Regni. A trionfare sono la dialettica di Tyrion e il potere di narrare Storie.
E così anche Game of Thrones è giunto alla fine, dopo otto stagioni che hanno tenuto inchiodati gli spettatori e dopo infinite ed infuocate discussioni sul web, compresa la petizione (assurda!) per rigirare l’ultima stagione. E’ finito settimana scorsa per chi lo seguiva in contemporanea con l’America e finirà stasera per chi ha atteso di vederlo in versione doppiata. Mai Serie TV ha generato così tanto clamore, positivo o negativo che sia, e già questo dice tutto: se un’opera fa discutere con tanta passione significa che ha lasciato qualcosa. Il potere di Game of Thrones di catturare l’attenzione è innegabile. Per il resto noi qui proveremo a raccogliere i punti del “cosa mi è piaciuto” e “cosa non mi è piaciuto” e di tracciare un nostro giudizio conclusivo.

Coi più concordiamo sul fatto che il finale a cui gli sceneggiatori sono giunti è plausibile - o almeno coerente e accettabile considerata la mole di materiale lasciata in sospeso dalle stagioni precedenti e dalla serie di libri a tutt’oggi incompiuta, per cui si è fatto il possibile per “aggiustare il tutto” – ma vi sono giunti con troppa fretta, lasciando per strada personaggi, spunti, profezie, intere trame, con twist narrativi e psicologici troppo bruschi, costellando la storia di buchi e incongruenze. Spesso i suggerimenti degli spettatori sono più convincenti delle situazioni trovate per cui sì, si poteva fare di meglio.
Perché, ad esempio, Arya non usa mai il suo superpotere di Senza Volto? Se lo sono dimenticati per strada? Non avrebbe potuto avvicinarsi a Cersei e ucciderla indossando il volto di qualcuno? Invece, dopo la strage dei Frey (di cui peraltro nessuno più parla) sembra essersene dimenticata lei stessa. Che poi il suo vagare smarrita nel devasto di Approdo del Re possa essere interpretato come un riacquistare di umanità può essere suggestivo, anche se un poco incoerente con la psicologia del personaggio. Insomma, abbiamo personaggi lentamente costruiti in un modo stagione dopo stagione che poi vanno da un’altra parte. Jon Snow, per cominciare: a che è servito farlo resuscitare, poi fare di lui un Targaryen (in realtà è uno Stark fino al midollo) se non per scatenare in Daenerys il terrore di perdere quel Trono a cui si è avvicinata tanto faticosamente? E, ancora, a che è servito legittimare un Baratheon se Gendry finisce come altri sullo sfondo? Perché Verme Grigio invece di vendicare la morte della sua Regina aspetta paziente il raduno dei Lord? Raduno a cui presenzia anche il giovane erede della Valle di Arryn, che non dà più segni di essere disturbato e nemmeno si preoccupa della fine di zio Petyr Ditocorto, e una Yara Greyjoy che accetta tranquilla la scelta di incoronare Bran e dopo che Samsa chiede al fratellino il Regno del Nord non si fa avanti a chiedere quello delle Isole di Ferro, ma le va bene così. E potremmo continuare ancora a lungo, tanti sono i personaggi tolti di scena in fretta perché di ingombro o perché una fine la dovevano pur avere, a partire da Daario lasciato a Meereen a far nulla, altrimenti non sarebbe partita la storia tra Daenerys e Jon Snow. E il malefico Qyburn ucciso da un semplice spintone della Montagna? Se in alcuni casi la scelta è quella di spiazzare, andare oltre le previsioni, come è nel puro stile di Martin, in altri si cerca una conclusione più soft e consolatoria, e il far morire Jaime e Cersei abbracciati, anziché far morire lei per sua mano come tutti si sarebbero aspettati, rientra più nella seconda categoria di scelta che nella prima.
E soprattutto quanto è stato archiviato l’elemento soprannaturale, quella lotta tra il Ghiaccio e il Fuoco che è il fulcro delle Cronache di Martin! La Battaglia contro gli Estranei si è conclusa a tre episodi dalla fine, alla Lunga Notte si è posto fine con un colpo di pugnale di Arya. In una nostra precedente recensione ci eravamo posti mille domande in attesa della puntata seguente, la risposta è stata che si è semplicemente voltato pagina per seguire il Gioco del Trono.

Sul cambiamento di Daenerys su cui molti si sono scatenati a nostro giudizio tutto invece quadra nel perfetto stile di GoT, ovvero credi in qualcuno e prima o poi ti deluderà o perché ucciso o perché tradisce (te e tutti). E a guardar bene gli indizi c’erano, ben disseminati, perché il sangue malato dei Targaryen che scorreva anche nelle vene della Madre dei Draghi si manifestasse (semmai, ancora una volta, possiamo dire che tutto è avvenuto troppo rapidamente). Abbiamo, più o meno consciamente, parteggiato per lei, creduto in lei, come il compianto Varys, ma mandava a morte con eccessiva leggerezza chiunque le si opponeva, in nome di una giustizia superiore. Finché c’erano i suoi saggi consiglieri a placare i suoi bollenti spiriti la sua furia era tenuta a freno, ma il desiderio di riconquistare in un delirio di fuoco quanto usurpato alla sua famiglia era stato più volte manifestato. Ora Daenerys sente vacillare il Trono, oggetto della sua crescente ossessione, in nome di un altro Targaryen sbucato dal nulla, vede con i suoi stessi occhi la Fortezza di Approdo del Re di cui per tutta la vita aveva solo sentito favoleggiare, e qualcosa scatta nella sua mente, è giunta l’ora agognata della sua conquista, il suo credersi predestinata sfocia nel fuoco e nel sangue, il risultato è un massacro. Tyrion getta con spregio la spilla di Primo Cavaliere, Jon la trafigge con la spada in un ultimo bacio. E qui tutto segue lo schema di un dramma a cui chi segue GoT con amore deve essere preparato, perché GoT è fatto per ferirti.
Non mancano in quest’ultima puntata i momenti suggestivi: Tyrion che vede i cadaveri di fratello e sorella (quando hai per le mani un attore come Peter Dinklage tutto riesce bene), Brienne che termina la biografia di Jaime e la camminata finale dei tre Stark: l’ormai ambiziosa Samsa verso l’Incoronazione, la sempre ribelle Arya verso nuove scoperte e Jon verso Nord alla guida dei Bruti (e chi ha letto i libri ancor più comprende quanto fosse unito a quel mondo), con il suo segreto mai rivelato al mondo, per una volta non ubbidiente ma padrone del proprio destino.
Sul piano visivo raramente si è visto l’uguale in una serie TV. La battaglia contro il Re della Notte e la delirante distruzione di Approdo del Re col fuoco di Draghi sono due momenti altissimi su cui non vi è da discutere.
Sullo sviluppo della trama invece molto si è discusso e molti restano ancora divisi. E Martin? Il nuovo libro ancora non è uscito, l’Autore si è disperso a pubblicare un prequel, GoT la Serie TV ha preso autonomia propria per creare quel finale di cui i lettori si sentono defraudati. Anche qui le opinioni sono diverse: Martin sta creando un finale totalmente diverso, quello vero, per ripagare i lettori che si sentono traditi? Martin sta furbescamente sondando il terreno per vedere cosa piace e cosa no? Anche qui lo sapremo nelle prossime puntate, quando vedremo i libri nelle librerie.
Gabriella Aguzzi