La Regina degli Scacchi

05/12/2020

“La regina degli scacchi” (2020) di Scott Frank, su Netflix dal 23 ottobre 2020. Titolo originale “The Queen's Gambit”, di Scott Frank e Allan Scott

Una storia convincente, una sceneggiatura magistrale, la scenografia che ricrea impeccabilmente gli ambienti degli anni Cinquanta e Sessanta, i costumi magnifici, la fotografia perfetta… e poi gli attori, con a capo la talentuosa e bravissima giovane (1996) attrice e modella statunitense Anya Josephine Marie Taylor-Joy, che affascina e ipnotizza i telespettatori. Insomma, un prodotto cinematografico da prendere ad esempio e che certamente, nella diffusa mediocrità contemporanea, fa scuola!
Per mia libera scelta non guardo mai le serie TV… da adolescente fui incuriosito e moderatamente travolto dalle Telenovelas latine, quali per esempio la famosissima (allora!) “La schiava Isaura” (Escrava Isaura). Una telenovela brasiliana prodotta da Rede Globo nel 1976, nonché la primissima telenovela trasmessa in Italia, che rimane una tra le telenovelas brasiliane più famose insieme a Dancin’ Days (1978), Terra nostra (1999), O clone (2001) e Da Cor Do Pecado (2004). La schiava Isaura, secondo un’indagine della trasmissione Good Morning America, è ancora oggi il prodotto televisivo più venduto e doppiato al mondo: è stata trasmessa in 130 Paesi, e addirittura in Russia diventò così popolare che la parola portoghese fazenda entrò nell’uso quotidiano. Per dire la portata che ebbero, e per certi versi hanno oggi le serie TV, tra il pubblico televisivo di ogni estrazione sociale e di ogni fascia di età: non c’è genere cinematografico più pop e trasversale di questo!
Ma torniamo alla nostra “La regina degli scacchi”. Il mix di sentimenti ed emozioni che è in grado di produrre questo film, è davvero molteplice e tutto viene intarsiato sapientemente e magistralmente. Nulla appare eccessivo. I bisogni e le pulsioni che si susseguono nella narrazione sono tanti: l’amore, l’abbandono, il tradimento, la solitudine, la paura, il successo, la libertà, il danaro, l’amicizia vera e tradita, la disciplina e la dissolutezza, la passione e la monotonia, il sesso e l’affetto, il conscio e l’inconscio, l’angoscia e l’equilibrio, la quotidianità deprimente e le avventure più travolgenti, insomma, viene raccontata la vita com’è e, per certi versi, come la vorremmo vivere. E poi il genio che si erge imperioso per dominare tutto e tutti. Un genio che è quello per il gioco degli scacchi, ma che è anche il “genio” che rappresenta la diversità e il talento, oggi mortificati e aggrediti sistematicamente dalla società Occidentale contemporanea vittima della omogeneità e della mediocrità. Ed è proprio questo il punto focale che lo spettatore, senza neanche rendersene conto, trova potentemente empatico e travolgente: l’ammirazione e il rispetto assoluto e incondizionato per il genio, per il talento e per il diverso da noi. Qualità queste che invece, dall’attuale “sistema” socio-politico-culturale dominante, quello contemporaneo frutto dell’abbandono degli storici principi etici e morali della cultura Occidentale giudaico-cristiana, vengono necrotizzate e costrette dall’azione di globalizzazione e omogeneizzazione a tutti i costi, a soccombere irreversibilmente. In tutto questo il gioco degli scacchi rappresenta il palcoscenico dove tutto accade, ma al contempo lo immaginiamo, guardando le sette puntate, come una straordinaria metafora della vita e della società.

Andrea Giostra