Pinocchio a New York

24/10/2010

Qualche giorno fa sul New York Times appariva un articolo molto singolare. Non tanto per il contenuto - un padre upper class prendeva le distanze da quanti ripongono nei figli aspettative troppo ambiziose. Il messaggio era semplice: “ama tuo figlio anche se non frequenterà mai la Brown, rovinando una tradizione che dura da generazioni”; questo figlio avrà comunque dei talenti da far fruttare, dopo tutto siamo a New York. La potenza dell’articolo era nel profilo del suo autore, un tale Dave Marcus, che mantiene il figlio di cui sopra proprio speculando su incontri di formazione e libri volti a rispondere al quesito esistenziale tanto dibattuto: come scegliere il college più adatto a tuo figlio? Ecco, il formatore ha capito che si può amare il proprio pargolo anche se vorrà addestrare criceti in California. Come dire, practice what you preach, finalmente.
 In Italia questo spirito di accettazione, altrimenti detto amore paterno, si era già diffuso qualche lustro fa. Collodi ci aveva addirittura ricamato su una “storiella” che ha svezzato diverse generazioni. Una storiella che conosciamo a memoria e che, quasi commossa, ho visto seguire dai bambini italoamericani anche a New York (purtroppo, spesso le mamme hanno dovuto tradurre in inglese per loro). La città è quella dei musical e il format si è adeguato alla mission. Pinocchio (Manuel Frattini), allora, ha cantato sulle note dei Pooh, indossando gli abiti fiabeschi di Zaira De Vincentiis e tarantolando sulle scene fiabesche di Antonio Mastromattei (Le nozze di figaro, Bohème) e Gabriele Moreschi (Sette spose per sette fratelli, Grease, Singin’ in the rain). Affiatata la Compagnia della Rancia, con Silvia Querci, notevole madre di Lucignolo e Andrea Verzicco, dirompente Grillo Parlante. Ponderata la regia del fondatore, Saverio Marconi, che in Italia ha portato il musical, dirigendo, tra gli altri, “West Side Story”, “Grease”, “Cats” e “Cabaret”.  
Il regno del musical non accoglieva sui suoi palchi un libretto italiano dal 1964, quando Garinei e Giovannini esportarono “Rugantino”. Ora Pinocchio ci riprova, riadattato da Saverio Marconi e Pierluigi Ronchetti. Il pubblico ha gradito, a giudicare dalla standing ovation finale al Playhouse dell’Hunter College. Tra le personalità presenti alla prima, anche Stefano d’Orazio, compositore dei testi, e Maury Yeston, autore di “Nine”.
Io sarei curiosa di vederne una versione lirica. In fondo, siamo italiani e Saverio Marconi ha nel suo portfolio anche degli splendidi “Nabucco” e “Don Pasquale”.

Maria Vittoria Solomita