È recentissima la nomina del regista Luca De Fusco a direttore del Napoli Teatro Festival Italia, evento prima cancellato, poi ridimensionato, infine riammesso in rubrica. Da giugno, la carica si sommerà alla guida del Mercadante di Napoli. Le polemiche non mancano. I giornalisti si danno da fare, la stampa non perde mai tempo, neanche nel “Vestire gli ignudi”. Pirandello lo notava già nel 1922 e ne profetizzava gli effetti nefasti sui fruitori dell’informazione, ma soprattutto sui protagonisti dei fatti. La sua Ersilia è una ragazza agonizzante, che, poco prima di spirare, rilascia un’intervista ad un giornalista di quelli che “se trovano un caso come il tuo, ci riempiono i giornali”. Di fatto, la risonanza della sua storia registra un’eco sorprendente, trasformandosi addirittura in romanzo. Ersilia, però, ha ritoccato e nobilitato i fatti: per non morire da ignuda, si è cucita addosso un vestitino da fidanzata tradita mai avuto. L’immagine creata riscuote successo, i lettori si innamorano del suo dramma. Purtroppo Ersilia sopravvive al suicidio. Non sopravviverà alla sua nuova immagine, ai panni lavorati dal romanziere e dal giornalista, attraverso un’appropriazione indebita di vita altrui che ci ricorda il sensazionalismo di certi nostri giornali e programmi TV. De Fusco ha reso chiaramente il travaso di generi, è passato dal teatro di Pirandello al reality della De Filippi, passando per il camaleontico Porta a Porta di Vespa.
Il voyeurismo (non solo della casalinga di Voghera) e la sete di particolari scabrosi sono tutti nella cornice catodica del boccascena: sui 32 monitor –e sul maxischermo sul fondale- si succedono impietosi primi piani degli attori e i dettagli più densi e morbosi dello spettacolo. Non a caso le scenografie sono affidate al videoartista Fabrizio Plessi, da anni nei più quotati musei di Arte contemporanea del mondo.
Il reality costruito da De Fusco e Plessi è in bianco e nero, riprende gli stessi anni ’20 dei costumi di Maurizio Millenotti. Il cast è chiamato a sostenere una prova forse troppo ardua: in primis Gaia Aprea (febbrilmente Ersilia), poi Alberto Fasoli, Aldo Ottobrino, Paolo Serra, Enzo Turrin, Anita Bartolucci e Giovanna Mangiu.
Il pubblico romano ascolta le parole di Pirandello, ma passa subito in modalità “audience TV” e fruisce le immagini TV come in cucina; qualcuno si addormenta, qualcuno si alza.
Teatro Argentina
Largo di Torre Argentina, 52 - Roma
Fino al 13 marzo.