Una bella scenografia, degna di un architetto, come è il protagonista, fa da ambientazione a tutta la storia di Daddy Blues Un papà per tutti. Che vede l’architetto (Marco Columbro) riuscire finalmente ad adottare un bambino: arriva proprio il giorno in cui la moglie scappa con l’amante. Come fronteggiare l’assistente sociale (Paola Quattrini), gelida quanto basta, definita «la strega cattiva», sempre più decisa a non lasciare il bambino in quella casa?
Con una recitazione volutamente sopra le righe, che diverte molto il pubblico, gli eventi si susseguono. E, per chi guardando si dimentica del tema centrale della commedia, ricordiamo che, come sottolineano gli attori, «la commedia affronta un tema delicato e attuale, come l’adozione» e presenta dei personaggi fondamentalmente soli.
La commedia ha una chiara origine francese. Una pochade rivista con spirito attuale: non corna e porte che si aprono e chiudono, ma bambini. Non mancano la segretaria vogliosa, i gay, l’assistente sociale sessualmente repressa, l’ingenuo e tutti finiscono regolarmente in mutande (o boxer). Tra le risate del pubblico pronto a divertirsi con situazione e battute come nelle pochade, appunto. Ma qui non si intravede quella critica sociale che faceva da sottofondo alle pochade: le risate sembrano fini a sé stesse e il tema dell’adozione sembra diventare soprattutto un pretesto. Sempre piacevole, invece, seppure certo non nuovo, l’utilizzo della platea, con gli attori - Columbro soprattutto - che corrono lungo i corridoi tra il pubblico. Qualcuno si aspettava di più?
La Contrada e Lo Studio Martini presentano
DADDY BLUES
Un papà per tutti di Bruno Chapelle e Martyne Visciano
Con Paola Quattrini ● Marco Columbro
Adattamento e regia di Vincenzo Salemme
A Milano al Teatro Nuovo dal 15 al 27 marzo