Mito e nevrosi urbana in scena al Teatro Sala Uno
19/04/2011

Due atti unici per un autore diviso tra radio e conservatorio, cinema e teatro, ma, soprattutto, ubiquo. Saranno stati i ripetuti impegni romani e viterbesi ad ispirare a Ennio Speranza “Nevrosi delle 7 e 47”?
Il suo concentrato di conflitti interni, coazioni a ripetere ed analisi-fai-fa-te si dipana sullo sfondo di un’anonima fermata dell’autobus, con tanto di palina e panchina sudicia. L’uomo qualunque che, oberato di lavoro e aspettative, esplode in un giorno qualsiasi, rievoca certi passaggi nella pellicola americana Falling down. Ma se Un giorno di ordinaria follia si concentra sugli effetti tangibili della perdita di controllo di Bill Foster-Michael Douglas, che semina terrore a Los Angeles, Gabriele Guidi e Massimo Natale dirigono Gabriele Sabatini nella grottesca escalation che è preludio alla follia.
Più che una puntuale fotografia della malata contemporaneità, la pièce vuole essere «allo stesso tempo gesto d'affetto e di rabbia nei confronti del teatro di Sarah Kane [drammaturga britannica depressa, morta suicida nel 1999] e di un teatro che nel momento in cui si rivela, non fa altro che girare a vuoto. Un teatro zoppo, autoreferenziale, ingrippato, talmente drammatico da risultare quasi comico.»

Se il primo atto “impuro” è una parodia delle psicosi urbane, il secondo è una trasposizione del mito greco di Ero e Leandro. Il mito di un amore perduto traslato in una periferia urbana dell’Italia anni Duemila. Marco Maltauro incanala voci e movenze di Caterina Gramaglia, Gabriele Granito e ancora Gabriele Sabatini, dando forma alla storia di una giovane prostituta moldava e di un suo avventore. L’illusione di un riscatto anima i due disperati, come «una piccola scintilla che accende brevemente le loro vite, non riuscendo a rischiararle del tutto. Anzi.», annota il regista. Quella scintilla ricorda la lucerna che la sacerdotessa Ero teneva accesa di notte per far orientare Leandro, nella sua traversata dell’Ellesponto. Eppure, una notte, a causa di una tempesta, la lucerna si spense e Leandro, persa la direzione, annegò. Alla vista del corpo dell’amato senza vita, Ero si gettò da una torre. Una struggente storia d’amore che ha già ispirato Dante Alighieri, Christopher Marlowe e John Keats. Quando si dice che il mito ha una valenza universale…
TEATRO SALA UNO
P.zza di Porta S. Giovanni, 10
Roma - Tel. 06-88976626
Maria Vittoria Solomita