Foglio rosa al Garofano Verde

19/06/2011

È giunta alla sua XVIII edizione Garofano Verde – scenari di teatro omosessuale. È cresciuta, superando pregiudizi, diffidenze e fisiologiche difficoltà d’organizzazione e ottenendo, per la prima volta, il sostegno della Provincia, oltre a quello del Comune di Roma. «Il Garfono Verde si sforza di testimoniare, di porre accenti, di eliminare tabù, di facilitare le comprensioni. Quello che dovrebbe fare sempre un sano civismo politico, e che il teatro fa sempre, incondizionatamente» riflette lo stesso curatore della rassegna, Rodolfo Di Giammarco.
Nel corso degli anni, il Garofano ha prodotto cultura, creando un pubblico eterogeneo di addetti ai lavori e di curiosi, oltre a stimolare un proficuo dibattito sui temi dell’emarginazione e dello stigma sessuale. La maggiore età ha portato un sostanziale cambiamento nella messa a fuoco e, quindi, nel cartellone degli appuntamenti: da un iniziale utilizzo di testi storici a formule autobiografiche di nuovi teatranti, o ad un più originale reimpasto di drammaturgie e autori già noti e sensibili al tema, come Zoe Heller, Jean Genet e Christopher Isherwod.
Proprio con il romanzo di Heller si è partiti, il 7 giugno. “La donna dello scandalo” è una bella professoressa di ceramica, accusata di pedofilia ai danni di un suo alunno minorenne. Ma la donna dello scandalo è soprattutto la sua sedicente amica del cuore, che, alla vigilia del processo per pedofilia, decide di raccontare ad un'Inghilterra borghese e indignata la 'vera' storia dello scandalo. La sua versione è profondamente deformata dalla passione morbosa che prova per l’amica, tanto da distruggerne l’esistenza. Già la trasposizione cinematografica ad opera di Richard Eyre aveva ottenuto ottimi riscontri, con Judi Dench e Cate Blanchett, e candidature a quattro premi Oscar nel 2007. Al Belli, Luca De Bei ha capovolto la struttura narrativa del libro e ha diretto la carismatica Giuliana Lojodice in un riuscitissimo reading.
Dallo stalking di Heller si è passati al tributo pagato a Jean Genet, con “Diario del ladro”: Peter Stein ha letto parti scelte dell’autobiografia romanzata del 1949 del drammaturgo francese, che in quelle pagine si era raccontato come ladro, omosessuale e “marginale”, errante per l'Europa. «Nessuno s’aspetterebbe la voce brusca e temerariamente classica di Stein -dice Di Giammarco- associata all’apologia della bellezza che Genet esprime in materia di anatomie maschili, amori maschili, azzardi maschili. Un’altra faccia del Faust, al regista-lettore tedesco tanto caro».
Altro reading in programma il 20 e il 21 è “Single man”. Diventato sceneggiatura cinematografica per Tom Ford, nel 2009, con Colin Firth e Julianne Moore, il libro di Christopher Isherwood racconta le difficoltà fronteggiate da un uomo rimasto vedovo del suo compagno, nel 1964.
Oltre alle letture, Garofano Verde dà spazio ai cortometraggi, con il lavoro corale “Altri amori”, diretto da Francesca Staasch e sviluppato da 15 giovani drammaturghi a partire da pagine di letteratura contemporanea.
Lo studio cantato, poi, viene approfondito con “Der Puff” e “Spell”. Il primo, dall’emblematico sottotitolo, frammenti cantanti di corpi internati, riporta il dramma di tanti omosessuali sterminati insieme agli ebrei dal nazismo, dopo aver vissuto una discreta Eldorado durante la repubblica di Weimar (1818-1933). Le parole e i gesti di Rita Atzeri e Francesca Falchi hanno ripercorso la storia di alcune tra quelle donne, che, deportate, furono costrette ad abusi (etero)sessuali terapeutici, prima di essere gasate. Segue la stessa linea musicale “Spell”, di Alessandro Fea, con Michele Balducci e Margherita Laterza (figlia dell’editore): una commistione di generi che mixa pagine di Ginsberg, Pasolini, Testori e Artaud a musiche di Alanis Morissette, The Smiths, Joy Division, con derive elettroniche.
Tra gli altri spettacoli in cartellone, mercoledì 22, Isabella Ferrari ripercorrerà le tappe della transessualità, in “Gender”: al pubblico si offrirà del materiale autobiografico per superare quei radicati luoghi comuni, causa di ostacoli sociali, paure ed impreparazioni familiari al cambiamento di genere.
Affronta le difficoltà e le speranze dei travestiti “Cala ‘a saudage”, di Giuseppe Bonifati, mentre chiude la rassegna (dal 24 al 26) “Il caso Braibanti”, di Massimiliano Palmese, per la regia di Giuseppe Marini. Fabio Bussotti e Mauro Conte faranno rivivere la vicenda del drammaturgo Aldo Braibanti, condannato nel 1968 a nove anni di reclusione per plagio, per aver «assoggettato psichicamente» due ragazzi. La pena fu poi ridotta, ma solo per il suo passato di partigiano.

Maria Vittoria Solomita