Maurizio Nichetti racconta “La Verità”

17/10/2011

Si ride di gusto al Teatro Nuovo con la pièce di Florian Zeller “La Verità”, in scena con la regia di Maurizio Nichetti e un ottimo poker di attori: Massimo Dapporto, Antonella Elia, Susanna Marcomeni e Massimo Cimaglia. Si ride perché tempi comici e ritmi sono oliati alla perfezione, perché è uno spettacolo soffuso di umorismo intelligente, perché la verità del titolo è continuamente rimbalzata in colpi di scena e nuove sfaccettature, in un gioco di tradimenti coniugali dove tutti mentono, tacciono, ingannano fino a mettere il colpevole nei panni della vittima. Massimo Dapporto popola tutte le scene a due in un girotondo di quadri che lo vede sempre più in imbarazzo, in un crescendo scoppiettante di equivoci e di sorprese.

A pochi giorni dal debutto milanese ne abbiamo parlato con Maurizio Nichetti, che ha curato adattamento e regia di questo divertente spettacolo.

Come ti sei avvicinato alla pièce di Florian Zeller? Come è caduta la scelta, cosa ti ha maggiormente intrigato, le scoperte e i colpi di scena ti hanno rivelato le stesse sorprese divertite che hanno accompagnato noi spettatori?
“Il testo è stato proposto a Massimo Dapporto visto il grande successo ottenuto alla sua uscita in Francia.  Da tre anni è in cartellone a Parigi e diverte il pubblico francese.  Dapporto ne ha parlato con Enzo Sanny, il produttore con cui avevo già lavorato anni fa per una versione teatrale di Tootsie.  A questo punto sono arrivati a me e sin dalla prima lettura ci è sembrata una bella costruzione drammaturgica piena di colpi di scena e sorprese.”
Tu vieni dalla mimica, da un teatro gestuale, eppure questo è uno spettacolo tutto puntato sul gusto della parola e delle situazioni che sottintende. Come ti sei trovato a gestirlo?

“Questa per me era una sfida nella sfida.  La prima sfida era di riuscire a mettere in scena sette dialoghi a due personaggi senza risultare statici o ripetitivi. La seconda era di movimentare un testo tutto dialogato con piccoli gesti quotidiani che potessero arricchire il contenuto delle parole.  Il risultato delle risate in sala che crescono con lo sviluppo dello spettacolo è il miglior risultato di questa messa in scena”. 
Simpatizzi in particolare per qualcuno dei personaggi di questo quartetto e per una delle loro verità?
“Non si può non simpatizzare col personaggio di Michel interpretato da Dapporto... anche se, nella prima parte capitalizza l'antipatia generale.  Forse proprio per questo quando la storia svela il suo essere vittima della situazione scattano risate liberatorie e si recupera simpatia sul personaggio.
Una commedia leggera, eppure pensi che il tema delle diverse sfaccettature della verità possa toccare più in profondità lo spettatore? E che il modo di rapportarsi davanti al tradimento coniugale rifletta anche da noi la stessa realtà francese raffigurata nella pièce?
“Il testo francese tratta l'argomento del tradimento coniugale con una certa spregiudicatezza.  Noi siamo più moralisti (o ipocriti) sull'argomento.  Certo sotto uno svolgimento apparentemente leggero si nascondono verità più profonde.  Il pubblico ha la libertà di soffermarsi su questa o quella frase, su questo o quel comportamento condividendolo o condannandolo a seconda della propria sensibilità.”

Come è stato il lavoro con Dapporto (davvero esilarante sulla scena!) e con Antonella Elia?
“Un buon rapporto con gli attori è alla base del risultato ottenuto in scena.  Il mio compito di regista è stato quello di assecondare le singole caratteristiche cercando di calibrare il ritmo e i tempi delle battute, ritmo e tempi che devono tenere conto anche delle risate del pubblico che interrompono continuamente il dialogo. Riuscire a immaginare tutto questo in prova è stato impegnativo e verificare in scena l'esattezza dei tempi comici una bella soddisfazione.”
La risposta del pubblico milanese mi è sembrata entusiasta, in sala si rideva di gusto. Ma c'è in vista anche una lunga tournée. Cosa ci si aspetta di più?
“Dopo le prime dieci repliche lo spettacolo si è rodato. Ha incorporato i tempi di reazione del pubblico e, finalmente, gli attori possono cominciare a divertirsi interpretando i loro ruoli. In questo divertimento crescente c'è la prospettiva di una tournée piena di soddisfazioni per tutti.  Ogni attore, nel suo ruolo, avrà di che essere contento.”
C'è in vista un nuovo progetto cinematografico? O hai altro "in cantiere"?
“Ora passo ad un'altra regia teatrale.  Una riduzione che ho scritto personalmente da un romanzo francese per ragazzi:  OH BOY! di Marie-Aude Murail.  Ne uscirà uno spettacolo rivolto ad un pubblico giovane (medie superiori) che debutterà il 17 novembre al teatro Cuminetti di Trento.  Ne parleremo più avanti...”
Come vedi questo momento per la comicità italiana, per gli attori e per il cinema?
“Il momento per lo spettacolo in generale non è dei migliori... per usare un eufemismo. La comicità salva ancora qualche contenitore televisivo e una decina di film che sfruttano la popolarità di alcuni interpreti, il pericolo maggiore, però, è sempre quello di cercare l'effetto comico nel modo più facile, con la scorciatoia di una battuta ad effetto, magari già sentita mille volte.  A me è sempre piaciuto lavorare sui meccanismi del comico, gestuale o parlato, e riuscire a intrattenere una sala senza mai cadere nella volgarità o ricorrere a formule scontate.  Quando ci si riesce è una grande soddisfazione”.

Gabriella Aguzzi