Un'avventura dagli Aventura

14/07/2008

A Roma esiste un posto dove c’è un mondo nel mondo. E’ Fiesta, all’ippodromo di Capannelle, il festival di musica latino americana. Entrando i cancelli dell'ippodromo si fa un salto di molti meridiani, piombando in un quartiere di Caracas o di La Habana.
Mi sposto tra le bancarelle e arrivo sotto il palco dove tra poco suoneranno gli Aventura. La gente è sovraeccitata e parlano tutti a voce troppo alta, già ballando anche senza musica. Per la maggior parte sono sudamericani, lo si capisce dagli idiomi, dai visi, dal vestiario, dalle bandiere che sventolano.
Attorno a me un mondo.
Ragazzi dalla camicia aperta fino all'ombelico, stretta sui muscoli gonfiati di palestra e scuri non per le lampade ma per nascita, ragazze fasciate in vestiti troppo corti, con le gonne che esplodono con quei sederi enormi e senza mutande per non far vedere il segno. Poco più in là un gruppo di ragazzi con vestiti troppo larghi e cappello con la visiera al contrario, si sentono usciti dalla versione moderna di "West Side Story", dalla parte degli Sharks naturalmente, e parlano tra loro senza guardarsi in faccia, ma facendo scivolare gli occhi sulle gambe e sul seno di tutte le chicas che passano loro davanti. Accanto al palco quattro ragazze aspettano il principe azzurro che le prenda e le rapisca nonostante la loro cellulite e la loro taglia 52 che esibiscono con orgoglio senza temere giudizio per i rotoli della loro pancia, e fanno bene perché poco più in là c'è già qualcuno che le ha puntate e le guarda sistemandosi i pantaloni aderenti che stringono troppo l'essenza della loro virilità. Due coppie intanto si fanno notare tra le altre. Le ragazze sono belle, formose, giovani, e masticano la gomma americana con distrazione e spensieratezza, con l'aria di chi è cresciuta troppo in fretta ma forse è ancora bambina per età. Accanto a loro i loro uomini, entrambi sopra i sessant'anni ma con tanta paura di invecchiare. Ostentano soldi e potere, camminano aspettandosi che tutti facciano loro strada. Sono al secondo o al terzo matrimonio, e questa volta probabilmente non è stato per amore. Prevedo cose brutte per loro. Qua e là anche qualche italiano. Pochissimi in verità. Li riconosci perché sono gli unici che non sanno le canzoni a memoria.

Ecco che salgono sul palco gli Aventura, gruppo della Repubblica Dominicana, balzato in cima alle classifiche di tutto il mondo quando nel 2003 hanno fatto conoscere la bachata in tutto il mondo con la loro Obsession. Il cantante esce tra il fumo e le luci accecanti, in giacca bianca e pantaloni larghi. La gente latina è in delirio. Urla e gridolini. "Ahi que rico!" Lui ci sa fare, sorride, ammicca, muove il bacino, si tocca il petto, si sbottona la camicia. Tutti sono pazzi di lui, uomini e donne. E tutti ballano a ritmo di reggaeton, perreando con il sedere. Su e giù. Le donne appoggiano le loro natiche spropositatamente grandi ma così eccitanti per i ragazzi latini sulla zona pelvica dei maschiche spingono avanti e indietro il loro bacino, facendosi sentire eccitati, sollevandosi la maglia per far intravedere un po' gli addominali modellati e sudati. Le donne si abbassano mentre continuano il ballo, mimando un atto sessuale, facendo ballonzolare il seno che quasi scivola dalle maglie scollate. Gli uomini sembrano schiaffeggiarle, possederle. Amarle quasi. Tutto il senso del reggae ton è racchiuso nelle espressioni del viso, quasi orgasmatiche. E' il ballo più in voga nel mondo latino, così lontano dalla nostra cultura, arrivato di sfuggita da noi con la Gasolina importata da Radio Dj, e poi tornato nel dimenticatoio. Qui sono tutti pazzi del reggaeton. E urlano e sudano. Ciascuno già immaginando come, di lì a poche ore, sfogherà i propri istinti solleticati dal ballo. O da solo o in compagnia.
Gli Aventura intanto alternano alle canzoni più dance le loro ballate latine, con il ritmo della bachata. La gente balla indemoniata in giravolte sensuali da togliere il fiato. Non ballato come si insegna la bachata nei villaggi turistici o ai corsi in palestra, due passi e un colpo d’anca, ballano stretti stretti, fondendo i corpi in un unico movimento, in un gioco di seduzione e di amplesso che ha qualcosa di primitivo. Non p un ballo, è un serpente in calore.
Fuori dal concerto la bolgia si mescola tra i ristoranti, i bar, le bancarelle. Ubriacandosi di carne alla griglia, rhum e ancora balli. Di gruppo, di coppia, da discoteca, perfino orientali. Basta che si balli. E che la sera non si torni a casa da soli. Altrimenti che si è venuti a fare al concerto degli Aventura?

Giona Peduzzi