La Ballata del Carcere di Reading

14/05/2014

“That man had killed the thing he loved and so he had to die”

Vedere The Ballad of Reading Gaol alla Sala Fassbinder fa subito pensare all’ultimo film del regista tedesco, Querelle, in cui Jeanne Moreau cantava “Each Man kills the thing he loves”. E qui, nella sala a lui intitolata, si risente, ripetutamente, quel motivo, cantato e recitato, pervasi da una strana suggestione.
Sono gli ultimi giorni di repliche all’Elfo Puccini per uno spettacolo d’intensità straordinaria, “La Ballata del Carcere di Reading”. Si penserebbe impossibile portare sulla scena il lamento poetico di Oscar Wilde per il suo periodo di prigionia, eppure ne nasce un’ora teatrale di pura emozione.
E’ un controcanto a due voci. Umberto Orsini dà lettura del componimento poetico, nella traduzione italiana in prosa e con poche rime che lo stesso Orsini insieme al regista De Capitani ha curato , e con la sola forza della sua voce fa vibrare i momenti drammaticamente più forti: la figura del condannato che beve l’aria a pieni sorsi e non si abbandona al pianto, conscio ormai del suo destino, la notte che precede l’esecuzione con le sue venature orrorifiche, la meditazione sul Male che tutti accomuna perché “ogni uomo uccide la cosa che ama”. Si alternano le cinque ballate di Giovanna Marini, che mette in musica le parole di Wilde dandovi appunto il ritmo di ballata. A volte le voci si uniscono, quasi una fosse eco dell’altra ripetendone e sussurrandone il dolore.
La regia di Elio De Capitani li porta su una scena quasi spoglia, tagliata dall’inquietudine di ombre. La semplicità evocativa dello spettacolo fa rivivere ogni momento della Ballata di Wilde, in cui l’orrore per la vita nel carcere è raccontato non attraverso la propria storia, ma in quella di un uomo osservato in prigione mentre entrambi cercavano con gli occhi il rettangolo azzurro del cielo, un uomo macchiatosi del sangue della moglie e su cui gravava l’ombra inesorabile della forca. Il suo canto allora diviene quello di pietà per tutti i derelitti.
Lo spettacolo in scena all’Elfo sostituisce La Leggenda del Grande Inquisitore, che Orsini ha tratto da Dostoevskij e che vedremo a dicembre.

Gabriella Aguzzi