Dirty Dancing visto al Teatro Nazionale

10/10/2014

Un musical che lascia soddisfatti: è “Dirty Dancing”, a Milano al Barclays Teatro Nazionale fino al 28 dicembre. Non sembrava facile soddisfare le aspettative dei tanti che hanno amato il film: le varie ambientazioni all’esterno, la scena cult nell’acqua del laghetto, i personaggi carismatici potevano rappresentare uno scoglio. Così non è stato. A cominciare dai momenti di ballo, che, più che in altri casi, sono l’anima della storia: tanti e sempre in grado di entusiasmare il pubblico, ben variati per i ritmi diversi, con i ballerini che sanno non risparmiarsi, fino al travolgente finale con un lunghissimo numero di ballo e luci che arrivano a illuminare anche il pubblico, che, a sua volta, fa quasi fatica a non ballare sulla poltrona. Gabrio Gentilini, nel ruolo di Johnny Castle, appare subito padrone del palcoscenico nei momenti di ballo, mambo compreso. Sara Santostasi (Baby) la vediamo passare, in modo naturale e credibile, dagli iniziali momenti a base solo di buona volontà a una padronanza assoluta dei movimenti, fino alla famosa presa con volo di lei. E questo era l’altro momento atteso, perché nel film i due provano il volo nell’acqua del laghetto che fronteggia il resort: come risolverlo su un palcoscenico? Eliminando la scena, risponderebbe qualcuno. La soluzione è stata diversa, in grado di conquistare gli spettatori: sul palcoscenico vediamo Baby e Johnny immersi nell’acqua, di cui sentiamo il rumore mentre si muovono, mentre cadono nell’acqua, mentre lei impara il volo. Miracolo delle proiezioni, tecnologicamente all’avanguardia, che riescono a ricreare il verde degli alberi, la strada, i bungalow degli animatori e, appunto, l’acqua. I passaggi da una ambientazione all’altra appaiono fluidi, grazie a un gioco di porte e un girevole e il pubblico non fatica a stare al gioco, credendo nei cambi di ambientazione.


Siamo nell’estate del 1963: il film lo dice chiaramente. Il musical ancora di più, riuscendo a ricreare l’atmosfera di quei mesi, quando le parole di Martin Luther King – le sentiamo da una radio - scuotevano gli animi e l’assassinio di Kennedy era ancora da venire. E quando in Virginia, dove è ambientata la storia, i neri vivevano ancora in stato di segregazione, che sarebbe stata abolita, almeno ufficialmente, solo l’anno dopo, nel 1964. Così quei moti libertari e l’impegno sociale di Baby, che nel musical appaiono particolarmente vivi, corrispondono perfettamente all’epoca, quando una parte della società, quella più avanzata, sentiva la necessità di un cambiamento. E Baby la voglia di combattere ce l’ha: combatte per affermare sé stessa, per far valere i suoi desideri, le sue scelte, contro pregiudizi, conformismi, superficialità, fino a vedere la possibilità di affermazione. Nessuno può mettere Baby in un angolo: la famosa battuta suscita nel pubblico un momento di delirio e ben corrisponde al messaggio di “Dirty Dancing”. Molto attesa, la battuta non manca (e qui assume una connotazione anche più forte), ma tutti i dialoghi corrispondono a quelli del film. Le belle musiche, le canzoni in inglese entusiasmano il pubblico, che le può gustare eseguite dal vivo, dalla band che appare ben incastonata in alto nelle scene del locale, per poi limitarsi a suonare più nascosta negli altri momenti. Sono invece in italiano quelle canzoni che non sono presenti nel film e che più concorrono a raccontare quel desiderio di cambiamento che iniziava ormai a serpeggiare allora.
Se ambientazione, spirito dell’epoca, voglia di combattere ben emergono e se è possibile rivivere senza rimpianti i momenti cult del film, ugualmente appaiono ben in parte – anche somiglianti – i protagonisti principali. I loro personaggi sono ben tratteggiati, l’evoluzione dei loro caratteri traspare dalla scena, addirittura ben emerge l’esibizione canora della sorella Lisa, che l’interprete Irene Urcioli accetta di rendere con quel tanto di ridicolo che la storia richiede.
Non dimentichiamo però che è anche una storia romantica, con la ragazzina Baby che si innamora, non accetta imposizioni contrarie ai suoi sentimenti, non esita ad aiutare Penny in difficoltà (Federica Capra ottima nel ballo), rischiando di deludere il padre e sa lottare per far accettare Johnny e il suo amore per lui. Quasi una fiaba – semplice e con il finale da fiaba -, così i colori, molto allegri all’inizio, si caricano durante i magici tramonti.
Alla fine Baby sa spiccare il volo, Johnny sa farsi valere. Sulla scena, ma anche nei cuori degli spettatori.

Valeria Prina