L'Opera da tre soldi
27/01/2015

“Die Moritat von Mackie Messer”: sulle note di questo pezzo i personaggi dell'Opera di Brecht spingono letteralmente in sala il pubblico, dal foyer del Sidecar. La quarta parete è infranta subito, disintegrata, così come le distanze temporali da quel 1928 in cui il pubblico berlinese potè assistere alla prima di questo potente mix di satira politica e parodia del melodramma italiano. Le musiche originali di Kurt Weill, infatti, passate alla versione inglese di Marc Blitzstein, hanno generato -tra gli altri- quel successo jazz planetario che è “Mack the Knife”. È così che nel foyer la mente ritorna a Bobby Darin, Louis Armstrong e Frank Sinatra, mentre ci si sposta in sala e si prende posto.

Abbondantemente ottuagenario, il testo non perde vigore nell'invettiva antiborghese: era diretto a quel proletariato che i “tre soldi” del titolo avrebbe potuto pagarli per l'ingresso al teatro, Brecht voleva emanciparlo, armarlo di giudizio e spirito critico. E anche oggi fa riflettere su chi il potere lo gestisce, in modo criminale e/o amorale. Ovviamente il drammaturgo tedesco mancò il bersaglio, perché i borghesi, lungi dall'esserne scandalizzati, decretarono il successo della pièce. Avrebbero dovuto indignarsi, ascoltando il linguaggio e le storie di banditi e derelitti; ne restarono stupefatti.

Nello specifico, Mackie Messer, il più famoso criminale di Londra (Michele Botrugno), decide di sposare Polly Peachum (Mariangela Imbrenda), contro il volere dei suoi genitori (sfruttatore di mendicanti lui, Jonathan/Massimiliano Caprara; alcolizzata opportunista lei, Celia/Veronica Milaneschi). I Peachum preferiscono incastrare Mack, per consegnarlo alla giustizia, ed incassare la taglia che pende sulla sua testa. Il piano non è di immediata realizzazione, in quanto Mack è amico d'infanzia del capo della Polizia, il colluso Brown “la tigre” (Michele Bevilacqua). I Peachum ottengono, allora, il sostegno della prostituta Jenny, ma proprio la figlia di Brown, Lucy (Claudia D'Amico), aiuta Mack a scappare. La fuga dura poco. Arrestato, Mack si prepara ad essere impiccato. Eppure, in extremis, l'esecuzione è interrotta da un messo della Regina: happy ending parodiato con il conferimento di un titolo nobiliare.

Il cast risulta sinergico, molto affiatato e ben diretto. L'esperimento al Sidecar sta riuscendo e la messa in scena meriterebbe un circuito meglio esposto. Tanto più che i tempi sono giusti per riproporre un autore così smaccatamente «antiborghese – come sottolinea il regista. Con battute come “Cos’è la rapina di una banca in confronto alla sua fondazione?!” è superfluo sottolineare l’inscalfibile attualità di questo testo... metterlo in scena è ancora chiacchierare con un collega dei fatti che scorrono nelle cronache politiche, tra una battuta ed un’aria musicale. Il motivo per cui Brecht scelse il cabaret fu proprio la gioia straniante che dà la musica ai fatti umani e il divertimento grottesco che provoca se cantata dalle sue maschere sociali.»
Il risultato è fresco, crudele, necessario.

L'Opera da tre soldi, di Bertold Brecht
Con: Michele Botrugno (Macheath, o Mackie Messer, o Mack the Knife)
Veronica Milaneschi (Sig.ra Celia Peachum)
Massimiliano Caprara (Sig. Jonathan Jeremiah Peachum)
Mariangela Imbrenda (Polly Peachum)
Michele Bevilacqua (Jackie “la tigre” Brown)
Claudia D'Amico (Lucy, figlia di Jackie Brown)
Francesca Romana Scartozzi (Jenny delle Spelonche)
Gabriele Sisci (Mattia della Zecca)
Musiche in scena del M° Carmine Ioanna
Scene: Chiara Paramatti
Maria Vittoria Solomita