Sono nata il ventitre

14/02/2016

«Ho voglia di raccontarmi» dice Teresa Mannino. «Voglio raccontare al mio pubblico la mia vita, com’ero, come sono cresciuta e come è cambiato il mondo intorno a me.»
Detto fatto. La cifra è quella che caratterizza da sempre Teresa Mannino, il monologo con sfumature popolari. Eppure l’inizio è interattivo. Il pubblico romano risponde scintillante, riempie qualche tempo comico, a tratti stupisce la one-woman-show tanto da meritare (almeno simbolicamente) un posto sul palco.
Il testo è firmato da una coppia di donne, e si sente. Alle due mani della Mannino si aggiungono quelle di Giovanna Donini, presenza storica a Zelig, che segue la palermitana da anni. Un po’ di sana coalizione femminile, femminista no. Non a caso lo spettacolo attraversa la penisola fino all’8 marzo - data unica a Vicenza - e va oltre, chiudendo a fine mese.
“Sono nata il ventitré” ci porta nel Mediterraneo. Viaggiamo nell’infanzia siciliana della Mannino, tra piccole grandi ingiustizie formative che solo i terzi figli conoscono. «Quando toccava a me fare il bagno, l’acqua non c’era più. Un classico.» E poi giù attraverso gli anni ’70 e ‘80 in un’isola protettiva a cui lei risponde con gli studi in Filosofia. «La mia forza e determinazione derivano dalla mia famiglia, dai miei genitori che mi hanno amata incondizionatamente. Ero una ribelle ma loro mi hanno sostenuta anche quando non ho seguito le orme familiari, come ad esempio nei miei studi universitari.» 
E il Mediterraneo lo rivediamo tutto, grazie ad una cartina storica, quella dei viaggi dell’eroe Odisseo. «Un eroe?» si sente chiedere il pubblico. «Uno a cui manca totalmente il senso dell’orientamento?!» Lungi dal meritarsi un posto nell’Olimpo, il personaggio scritto da Omero sarebbe un mediocre. Il motivo è chiaro: doveva percorrere un tragitto che, calcoli alla mano, avrebbe dovuto prendergli una decina di giorni, disponendo dei mezzi di locomozione dell’epoca. No, per spostarsi da Troia ad Itaca, Odisseo ha riempito 24 canti e un diario di bordo da super crociera nel Mediterraneo. E Penelope? A casa, a tessere in attesa, per dieci anni. In due parole, donna perfetta. Mannino e Donini rileggono alcune eroine e diversi eroi della letteratura mondiale, ne scardinano meccanismi e dissacrandone le patine del mito. Questo discorso di genere è più forte nella prima parte dello spettacolo. La seconda è più una foto ricordo della natìa Palermo, il che ci riporta al Terrybilmente divagante, altro spettacolo teatrale scritto con la Donini e trasmesso da Rai2. L’amarcord che scatta nella seconda ora di show spiega il titolo “Sono nata il ventitré” novembre 1970. A Palermo, con tanto di scenografia riproducente piazza Castelnuovo, dove è nata e cresciuta. La sua infanzia è paragonata a quella dei figli del 2000. I piccoli principi di oggi crescono nella bambagia, che ottunde la mente, l’autocritica si fa generazionale: «Siamo talmente preoccupati di tutelare i figli dai pericoli quotidiani, che non curiamo la società nella quale dovranno crescere.» Guai a traumatizzare i piccoli lord. Il tradimento? Da letteratura. E la letteratura, in effetti, vanta una pletora di eroi infedeli, qualche eroina fedifraga, eppure mentre il maschio ha vita lunga, la femmina non viene perdonata, anzi, spesso è lei stessa ad infliggersi la morte.
Due ore di stand-up comedy al femminile. Lo spettacolo merita un accompagnatore dotato di senso dell’umorismo.

Sono nata il ventitré
Scritto da Teresa Mannino e Giovanna Donini
Interpretato e diretto da Teresa Mannino
Produzione Bananas

Maria Vittoria Solomita