Uno che conoscevo

01/01/2017

Il 26 gennaio si è concluso lo spettacolo Uno che conoscevo, presentato in prima nazionale da martedi 17 al Teatro Libero di Milano.Prodotta da Teatro Binario 7/La danza immobile, la pièce vuole affrontare il delicato tema dei rapporti di potere, spesso corrotti e malsani, nell’ambiente del lavoro giornalistico.
Da precisare che il titolo corrisponde a un vecchio soggetto della passata stagione che per problemi di ufficio stampa non è stato possibile modificare. Il tema dell’altra trama è però aderente a questo spettacolo che funge, in qualche modo, da sequel.
Recitato tutto in un mono-ambiente, quello di una redazione giornalistica televisiva, i protagonisti sono un capo-redattore, Riccardo Chiesa, con un passato da giornalista d’assalto, Valentina, suo braccio destro, Chiara Guidetti, volto noto in prima linea del giornalismo radiotelevisivo italiano. Tutti vivono ipocritamente e quotidianamente una gara che li spinge a dimostrare chi conta di più, all’insegna della legge mors tua vita mea.
A interrompere il loro tran-tran quotidiano, solo in apparenza tranquillo, giunge una stagista, Veronica, alla sua prima esperienza di lavoro, insicura, servile, ma piena di entusiasmo, animata da tanta ambizione e dagli integerrimi valori etici del giornalismo.
Accolta non proprio come si aspettava, costretta sulle prime a portare tanti caffè al capo, la sua buona volontà e la sua curiosità di sapere non vengono riconosciute; tutti i colleghi insegnano a Veronica che tutto quanto fa spettacolo e che il giornalismo, in pratica, più che avere come obiettivo la ricerca della verità, è una retorica operazione subliminale e manipolatoria volta a persuadere e suggestionare lo spettatore.
 Anche i rapporti umani non vanno certo meglio e le perfide colleghe non fanno certo granché per mettere a proprio agio la nuova arrivata, anzi, deliberatemente fanno proprio il contrario.
Finché lo spettacolo ha un cambiamento di corso e Veronica, dai e ridai, impara la lezione e si fa furba…
Questa furbizia ovviamente la trasformerà da ingenua ragazzina in sadica calcolatrice e arrivista a danno ovviamente delle sue compagne di redazione, che subiscono uno smacco imprevisto. La sottomessa alza la cresta!
Ma le sorprese ovviamente non sono ancora finite e l’epilogo prende una piega tragica. Veronica si suicida..Grande smarrimento nella redazione, commozione nello spettatore, la funzione etico-pedagogica del teatro fa il suo corso. Ma Veronica si è veramente suicidata?
Lo spettacolo è stato presentato dal regista Corrado Accordino come uno studio sul rapporto tra verità e menzogna, ove la verità quando cessa di servire l’informazione si piega all’opinabile e al contraddittorio.
Restando fedeli alla lezione pirandelliana di un essere che non è mai come appare, anche i personaggi sono maschere flessibili, pronte a svelarsi, a mutarsi e a cambiare il corso degli eventi e che rivelano tutto il dramma di una società impassibile e impunita di fronte alle ingiustizie.
Interessanti sono le dinamiche interne nel sistema dei personaggi, nonché la capacità della drammaturgia di suscitare pathos e straniamento nello spettatore; è uno spettacolo ove più che mai i processi identificativi  e di immedesimazione sono esaltati al massimo, anche per le tematiche, purtroppo molto attuali; la struttura dialogica non stanca mai lo spettatore e i brani musicali che fungono da stacco tra una scena e l’altra sono ben appropriati e accuratamente scelti. Citiamo quelli più ad effetto, Sex on fire di Kings Of Leon o Dresden Dolls di Half Jack, Twenty one pilots di Heathens.
Gli attori, pur giovani, vantano curriculum di tutto rispetto e non tradiscono la loro professionalità, evocano una sensualità strisciante che fa a pugni con il freddo ambiente redazionale.
Chi si è perso questo spettacolo può recuperarlo nelle giornate dal 2 al 7 maggio prossimi al Teatro Binario 7 di Monza.

Carlo Lock