Terapia di Gruppo

17/02/2017

Attori & Tecnici: la compagnia è molto famosa e potrebbe dunque essere una garanzia. Ma Terapia di gruppo, ora a Milano al Teatro San Babila, non è Rumori fuori scena e nemmeno uno dei gialli di Agatha Christie proposto negli ultimi anni dalla compagnia romana. Qualcuno ricorderà la versione cinematografica con un cast stellare, diretta da Altman, regista di film decisamente più memorabili, ma siamo nel 1986 e trent’anni non passano invano.
La commedia si proponeva di ridere di psicanalisi, psicanalisti, pazienti e fobie varie. Quella era l'epoca in cui era appena stato coniato il termine «strizzacervelli» e quelli che vediamo in scena sembrano motivare perfettamente questa definizione. Squinternati, scorretti, fuori di testa, con comportamenti che in scena si traducono in «sopra le righe». E loro sopra le righe - anche al di là delle righe - lo sono sempre, oltre che per abbigliamento, per gesti, modi di muoversi in scena, faccette, dialoghi, parole usate come tormentoni. Ma quando il tormentone, a cui corrispondono le risate del pubblico, è "checca" allora sorgono ulteriori dubbi: siamo ripiombati indietro di decenni? E l’irrisione dei gay non appare politicamente scorretta, ma semplicemente risultato di vecchi stereotipi.
Se poi si leggono gli annunci matrimoniali sul giornale siamo davvero indietro di decenni. Dunque il dubbio diventa: stiamo assistendo a una operazione filologica? Se poi l'attore sognato è Cary Grant si può ipotizzare di essere davanti a un «come eravamo» E per continuare su questa linea si disquisisce sul suo matrimonio con Dyan Cannon (ricordate? Il paradiso può attendere e Trappola mortale). E che dire di fronte alla citazione sbagliata di un film, una citazione che dovrebbe suonare colta - comunque molto anni ‘70, dunque sempre in tema come eravamo - e invece è totalmente sballata? Perché si sceglie di tradurre il titolo dall’originale invece che prendere quello con cui è arrivato sui nostri schermi? Il titolo del film è “Domenica maledetta domenica” e non “Domenica sanguinosa domenica” come si sente dire a teatro, che risulta oltretutto fuori luogo, perché quello è il titolo di una canzone che parla di una domenica di sangue nell’Irlanda del Nord.
La scenografia di Alessandro Chiti punta invece sul surreale, unito alla voglia di giocare sul molto colorato, anni ’80, ben mixando i due aspetti. La storia prende avvio quando Prudence risponde all'annuncio pubblicato su un giornale da Bruce che ricerca una fidanzata, e si dichiara bisessuale, convivente con Bob, gay convinto. Dopo un disastroso incontro in un bar i due si rivolgono ai rispettivi psicanalisti: lei a un sessuomane con cui ha pure avuto una velocissima storia e lui a una attaccata ai peluche e incapace di ricordare i nomi delle cose.
Il pubblico ride, ma è inevitabile pensare che certi testi risentono eccessivamente di un'epoca e risultano ormai privi di smalto.

Terapia di gruppo
di Christopher Durang
con Annalisa Di Nola, Stefano Messina, Carlo Lizzani, Sebastiano Colla, Crescenza Guarnieri, Valerio Camelin
Compagnia Attori & Tecnici
regia Stefano Messina
traduzione Giovanni Lombardo Radice
a Milano al Teatro San Babila dal 14 al 19 febbraio 201
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Valeria Prina