Il Paradiso? Passato troppo velocemente, rispetto all'eternità, per la povera Eva. Allora, perché non costruire un ponte fantastico tra il mito e la realtà, tra il divino e il tempo mortale, ripercorrendone la storia da allora ai nostri giorni? Nell'intelligente spettacolo andato in scena al Brancaccino di Roma per una durata di programmazione fin troppo breve, dal 10 al 13 gennaio 2019, l'attrice Rita Pelusio, diretta da Marco Rampoldi, ha presentato il suo esilarante spettacolo monologante "Eva, diario di una costola". Idea eccellente, senza dubbio, sorretta da una scenografia essenziale ed efficace: un palco da oratore che domina la parte centrale del proscenio; una lunga cappelliera di metallo dove sono appese altrettante maschere-copricapo, tante quanti sono i quadri dell'atto unico messo in scena, in base allo stile collaudato del monologo. Le tipologie forti di questa comicità esuberante sono costituite da altrettante, dense e per nulla banali profilazioni del carattere femminile. Si inizia con l'adolescente viziata che fa di tutto perché il padre-amico si trasformi in genitore autentico, quello che dà la regola corredata da premi e punizioni in base a un giusto merito/demerito. Infatti, se tua figlia ti informa che intende perdere la sua verginità, tu che cosa fai? Le lasci casa libera benché minorenne? O lei dai il bancomat perché si lamenta della paghetta "cash"?
Per non parlare poi di Eva-Eva: quella cacciata dal Paradiso Terrestre per eccesso di curiosità. Però, a ben vedere, il famoso dipinto di Michelangelo che descrive l'attimo della condanna alla mortalità e conseguente "cacciata" della prima coppia umana, non raffigura forse un enorme serpente con il busto di donna attorcigliato all'albero con le sue enormi spire e colto nell'attimo in cui offre la mela alla sfortunata e poco saggia compagna di Adamo? Immaginatevi voi cosa accade a una Eva pugliese che ama altre Eve quando la protagonista faccia "auting" al matrimonio rigorosamente eterosessuale di un suo parente: svenimenti, perdita della voce di sua madre, danni incalcolabili per decine di migliaia di euro, con scenette esilaranti di dialoghi con gli sfortunati invitati. E che cosa dire della suora in crisi mistica che, insegnando alle ragazzine adolescenti, parla al Signore ignorando tutti i canoni del cattolicamente corretto, fino ad ammettere la violazione dei tabù sessuali per mettere le sue giovani allieve in guardia contro le tentazioni del mondo, invitandole a coglierle tutte senza poi farsi del male. Bellissimo il quadro dell'Eva incinta che invoca l'errore diagnostico per quella puntina che affiora dal basso ventre del suo feto ecografato, perché vorrebbe un'altra piccola Eva come lei.
Allora, meglio parlar chiaro a quest'altro padre-padrone in erba prima della sua "uscita" nel mondo, afferrando lo stetoscopio della ginecologa per dirgli tutto quello che mai, mai lui debba fare a una donna o mettersi addosso come vestiario, soprattutto per quanto riguarda le magliette con su scritte battute imbecilli sulla mascolinità o sul sesso debole. Esilarante è la satira sulla manager multitasking, che sembra avere dieci padiglioni auricolari anziché uno solo, che parla contemporaneamente al microfono con la sua segretaria, la tata, i figli piccoli, sua madre e che, infine, licenzia una sua dipendente in base agli ordini ricevuti dall'alto soltanto perché si è permessa di dedicare qualche giorno delle sue sacrosante ferie, o chiedere permessi orari brevi, per andare al mare o partecipare allo spettacolino della recita scolastica del proprio figlio. Infine, l'anziana relegata nella sua prigione domestica con una badante che, ovviamente, essendo ucraina, non parla una parola d'italiano e non lo capisce, comandata a bacchetta dalla figlia di lei. Figuriamoci se poi la reclusa osasse alla sua veneranda età assaporare la fuga d'amore con un vecchino ridotto ancora peggio di lei, costretto a trascinare il suo carrellino con l'ossigeno dalla panchina a casa. Insomma: una vera genialiata assai poco "politically-correct"!