“Spegniti breve candela...” La scenografia di House Macbeth è fatta di luci ed ombre, di candele che si esauriscono ad un soffio rapido, divorate dal loro stesso ardore. Di apparizioni fugaci e terrificanti, incubi che attraversano questa “favola raccontata da un idiota, piena di suono e di rabbia” che è la vita. Ma il monologo che Macbeth pronuncia all’annuncio del suicidio della moglie è, in questo adattamento teatrale di Pier Vittorio Mannucci prodotto da PaT – Passi Teatrali, sussurrato invece da Lady Macbeth in chiusura allo spettacolo, quasi a significare che la folle e delittuosa ascesa al potere istigata da lei sia tutta un delirio nella testa di lui, una delle poche varianti che il regista si concede sul testo shakespeariano, rispettato nella sua intera bellezza, ma raccolto e concentrato nel serrato incontro tra i due protagonisti. Una scena nuda come la landa delle streghe, foriere di sventura nel predire un grande avvenire, le cui apparizioni sono lasciate ad un inquietante e confuso miscuglio di voci e suoni. Su questa scena si muovono solo loro due, Macbeth e Lady Macbeth, divorati dalla loro ossessione di grandezza, dal delirio che li trascina in un gorgo di sangue senza fine. Lui, titubante e vittima del dubbio, incerto sempre tra l’agire e il ritrarsi, tra la smodata sete di potere e il rimorso, lei, avida e gelida calcolatrice che incessante lo sprona al delitto ed alimenta i suoi più turpi pensieri. Ed è su questo registro e sul contrasto del loro porsi di fronte al Male, quasi a bilanciarsi tra passione e fermezza, tormento e lucidità, che giocano i due interpreti, Nick Russo e Gledis Cinque. I costumi e il trucco spettrale rimandano a Il Trono di Sangue di Kurosawa, in questa messa in scena senza tempo dove tutto forse è allucinazione, come l’invisibile spettro di Banquo che un delirante Macbeth addita in preda al terrore, e dove tutto è lasciato alla forza che i due ottimi attori danno alle immortali parole di Shakespeare. Era una sfida affrontare un testo potente come il Macbeth e raccontarlo in soli 50 minuti focalizzandosi nel rapporto della coppia assassina che è al tempo stesso vittima della follia di un’ambizione sfrenata, ma dopo aver assistito allo spettacolo alla fACTORy32 possiamo affermare che Pier Vittorio Mannucci l’ha pienamente vinta.