La Traviata all'Arena di Verona
23/08/2019

Un lunghissimo, caloroso, commosso applauso al Maestro Franco Zeffirelli quando la sua immagine appare sugli schermi al termine della magnificenza di questa messa in scena di La Traviata all’Arena di Verona. E’ questa regia l’ultimo sogno di Zeffirelli e il suo lascito, dopo 60 anni di lavoro sul capolavoro verdiano. La nuova produzione dell’Arena di Verona Opera Festival 2019 è un allestimento kolossal tra i più ambiziosi mai realizzati dai laboratori veronesi, ma è anche il sentito ultimo atto di un artista che ha amato quest’Opera di un particolare amore, e lo si avverte in tutta la sua bellezza.
Poi gli applausi salutano Lisette Oropesa, una Violetta Valery magnifica, tragica, struggente, da brivido, Vittorio Grigolo, appassionato Alfredo, Leo Nucci, che già avevamo visto lo scorso inverno alla Scala sempre nel ruolo di Germont e il Direttore Daniel Oren: insieme iniziano il bis di” Libiam nei lieti calici”, coinvolgendo anche un pubblico sempre più entusiasta.
E’ stata sublime La Traviata di Zeffirelli e la luna piena d’agosto è stata il tocco finale ad una scenografia grandiosa. Mentre, come da tradizione, sulle gradinate dell’Arena le candele si accendono e vibrano magiche nel crepuscolo, in quell’attimo sospeso che precede la magia sul palcoscenico, si odono rintocchi di campana ed ecco un corteo funebre avanza al proscenio, con un carro nero tirato da un cavallo nero. E’ il funerale di Violetta e prelude alla sua tragica fine, così come il preludio le cui note iniziano dolorose allo svanire del funerale annunciano la tragedia che sta per consumarsi, in una bellezza che strappa le lacrime.

Poi di colpo la scena si accende di colori e allegrezza, una festa sontuosa e scintillante che ci invita a godere della “fuggevol ora” e dei “dolci fremiti che suscita l’amore” (“Godiam, fugace e rapido è il gaudio dell’amore, è un fior che nasce e muore né più si può goder”). Abiti sfarzosi (i costumi sono di Maurizio Millenotti) e il cicaleccio di ospiti brillanti mentre tra Alfredo e Violetta si accende il primo fremito d’amore (“Di quell’amor ch’è palpito dell’universo intero, misterioso, altero, croce e delizia al cor”).
Nel secondo atto ci troviamo nel patio della casa dove Alfredo e Violetta vivono il loro amore, ma qui irrompe Germont che impone a Violetta il sacrificio per l’onore della famiglia; Violetta si immola rinunciando alla felicità che avrebbe illuminato i suoi ultimi giorni (“Conosca il sacrifizio ch’io consumai d’amore che sarà suo fin l’ultimo sospiro del mio cuor”) e il suo “Amami Alfredo” è un grido disperato e lacerante. La scena torna a trasformarsi nel tripudio di una colorata festa in maschera dove Violetta subisce l’umiliazione da parte di Alfredo (“Or testimon vi chiamo che qui pagata io l’ho”). Struggente, splendido il preludio del terzo atto annuncia la morte di Violetta che sola e affranta si trascina per le scale in una fragile e spettrale camicia bianca. Troppo tardi giungono il pentimento di Germont e il ricongiungimento con Alfredo, la speranza di una nuova vita. Ancora un brivido, poi Violetta si accascia a terra e il melodramma si chiude.

La Traviata conclude quella che viene comunemente chiamata Trilogia Popolare di Verdi, formata da Il Rigoletto e Il Trovatore. Verdi attinge a La Dame aux Camelias di Dumas figlio vedendo nel dramma dei protagonisti quell’esclusione sociale di cui egli stesso e Giuseppina Strepponi furono vittime per l’ostracismo dei bussetani. Scelse dunque un’eroina che spaziasse dagli accenti più frivoli a quelli più accorati e tragici. Gamma di sentimenti che nell’interpretazione di Lisette Oropesa, celebre soprano statunitense richiesta in tutto il mondo per i più impegnativi ruoli del Belcanto, a cui abbiamo assistito nella replica del 17 agosto all’Arena, è stata pienamente espressa in una performance memorabile.
Per Zeffirelli La Traviata era l’Opera preferita, la collegava, nel ricordo, al magico incontro con Maria Callas. “La Traviata ci racconta una vicenda che potrebbe avvenire in ogni tempo e questa è proprio la sua forza che la rende regina del Melodramma. E’ un capolavoro di statura epocale e quello che Verdi vuol dire riesce sempre ad arrivare alle nostre anime. – scriveva - La nuova produzione all’Arena di Verona intende soltanto facilitare questo rapporto d’Amore, chiaro, forte, imperituro. Finché ci sarà quello straordinario strumento di linguaggio e arte che si chiama Opera ci sarà sempre un’enorme attrazione del pubblico: non credo verrà mai una generazione di mostri che non si riconoscerà né sentirà palpiti nel rivisitare la storia di Violetta e Alfredo, così umana e toccante”.
Le ultime repliche di La Traviata si terranno il 30 agosto e il 5 settembre, con nuove stelle sul palco: il soprano croato Lana Kos nel ruolo di Violetta e il tenore americano Stephen Costello in quello di Alfredo.
Gabriella Aguzzi