Si racconta che fosse proprio su un tram, su cui girovagava da studente, che il giovanissimo Tennessee Williams riflettesse su una storia volta a svelare il lato oscuro del sogno americano.
La storia -poi diventata Un tram che si chiama desiderio (A Streetcar Named Desire) - rappresentò il capolavoro della sua carriera: un testo conosciuto in tutto il mondo, una pietra miliare del teatro e del cinema (1947), premiato con il Pulitzer per la drammaturgia l’anno successivo. Ancora oggi lo si continua a leggere e a vedere, rappresentato con interesse ed emozione dappertutto.
E’ una storia che alza il velo sulla ‘macchina oppressiva della famiglia’, che mette per la prima volta a nudo la società americana degli Anni Quaranta su questioni come omosessualità, disagio mentale, maschilismo, femminilità maltrattata, ipocrisia sociale, sesso esasperato ed esasperante: il dramma della famiglia ‘a stelle e strisce’ che fino ad allora era apparsa perfetta, almeno dall’esterno.
Il lavoro di Williams fece esplodere l’ipocrisia della società rappresentando tutte le fragilità intrinseche in un nucleo familiare.
Laurel, Anni ’40. Blanche DuBois, insegnante licenziata per la vita equivoca e la relazione con uno studente diciassettenne, lascia la casa di famiglia Belle Rĕve (al centro di un’ampia piantagione) dopo il pignoramento della stessa da parte dei creditori. Blanche è ancora una bella donna ma quasi alcolizzata, schiava del sesso oltreché vedova di un marito omosessuale, Allan, suicidatosi dopo che è stata scoperta la sua relazione con un vecchio amante.
Blanche si trasferisce a New Orleans dove la sorella vive col marito Stanley Kowalsky, uomo rude e burbero di origine polacca, da cui aspetta un figlio ed
arriva nella ‘bicocca’ della sorella (uno squallido bilocale) con un tram che si chiama ‘Desiderio’. Lì conosce Mitch, amico del cognato, con il quale spera di dare una svolta alla propria vita ma non ci riuscirà proprio a causa di quest’ultimo. L’attrazione felina ed inconscia tra i due porterà la donna alla follia.
Il debutto in scena della pièce avvenne all'Ethel Barrymore Theatre di Broadway il 3 dicembre 1947 per la regia di Elia Kazan, con Marlon Brando nel ruolo di Stanley, Jessica Tandy in quello di Blanche, Kim Hunter in quello di Stella. Acclamata da critica e pubblico, il dramma rimase in scena per 855 repliche consecutive prime di chiudere il 17 dicembre 1949.
Le magliettine attillate e sfibrate di Marlon Brando, le vesti curate e gli infiniti gingilli di Vivian Leigh sono alcune delle molte immagini indimenticabili del film che ne scaturì (1951) e che vide i due attori nei ruoli principali (la regia fu firmata dallo stesso Kazan).
Questa pièce ha inaugurato giovedì 17 ottobre la stagione teatrale pesarese, in prima assoluta al termine di una residenza di allestimento (repliche 18, 19 e 20). Prodotto da Gitiesse Artisti Riuniti con Teatro Stabile Biondo di Palermo, lo spettacolo - realizzato in collaborazione con AMAT e Comune di Pesaro - è stato firmato, per quanto attiene alla regia, da Pier Luigi Pizzi, maestro di fama internazionale, fondatore con Giorgio De Lullo, Romolo Valli e Rossella Falk della “Compagnia dei giovani”.
‘Lo spettacolo segue ovviamente il mio stile estetico personale, su cui ho ricreato le atmosfere indicate nel testo originale. Ho apprezzato che fin dalla prima rappresentazione il pubblico abbia capito la scelta fatta di non spezzare il dramma con l’intervallo: in questo modo abbiamo guadagnato in fluidità" ha spiegato Pizzi alla stampa.
Si tratta in effetti di centocinquanta minuti filati, che corrono ad un ritmo incalzante, con una scenografia sapiente (curata dal regista assieme ai costumi) e musiche che sottolineano gli istanti salienti.
Il ruolo di Blanche è affidato a Mariangela D’Abbraccio, grande interprete del nostro teatro, che ha offerto una splendida interpretazione, indubbiamente la migliore del cast.
Stanley è impersonato da Daniele Pecci, irriconoscibile sulla scena:
‘E’ la prima volta che interpreto un ruolo simile, piuttosto negativo e a tratti anche malefico direi, aspetti lontani dal mio stile. Dopo la prima di giovedì ho avuto l’impressione che il pubblico abbia capito il testo ed apprezzato il lavoro’ .
Lo ha apprezzato sinceramente: tanti gli applausi che hanno ripetutamente chiamato in scena l’intero cast alla fine della pièce.
La stagione teatrale proseguirà con Il Maestro e Margherita di Michail Bulgakov (regia di Andrea Baracco) con Michele e Francesco Bonomo (21 - 24 novembre 2019) e continuerà con
- Love letters di Albert Ramsdell Morales (regia di Veruska Rossi) con Raoul Bova e Rocío Muñoz Morales (12 -15 dicembre 2019)
- Figlie di Eva di Michela Andreozzi, Vincenzo Alfieri e Grazia Giardiello (regia di Massimiliano Vado) con Maria Grazia Cucinotta, Vittoria Belvedere e Michela Andreozzi (16- 19 gennaio 2020)
- Pensaci, Giacomino di Luigi Pirandello (regia di Fabio Grossi) con Leo Gullotta (30 gennaio - 2 febbraio 2020)
-Miseria e nobiltà di Eduardo Scarpetta (regia di Luciano Melchionna) con Lello Arena e Tonino Taiuti (13- 16 febbraio 2020)
-Un nemico del popolo di Henrik Ibsen (regia di Massimo Popolizio) con Massimo Popolizio e Maria Palato (26-29 marzo 2020).