Non avrei mai creduto che sarebbe stato possibile: una Messa in versione jazz!
E’ accaduto sabato 16 novembre, al Teatro Rossini di Pesaro dove la ‘Petite Messe Solennelle’, ultimo capolavoro di Gioachino Rossini (1863) è stato ‘riletto’ in versione jazz da un trio composto da alcuni del più importanti musicisti contemporanei: Paolo Fresu (tromba, flicorno, effetti), Uri Caine (pianoforte) e Daniele Di Bonaventura (bandonéon).
Il trio ha interpretato la partitura con estremo rigore e, allo stesso tempo con notevole originalità, attraverso linguaggi improvvisativi e strumenti inusuali.
‘Si tratta di un progetto di grande interesse: la musica di Rossini, nella sua astrattezza e modernità, si presta in maniera particolare a operazioni del genere, che utilizzano forme espressive contemporanee per riproporne le partiture rispettandone ogni nota’- ha commentato al riguardo il Sovrintendente del ROF Ernesto Palacio.
‘Abbiamo affrontato la partitura rossiniana con il massimo rigore e rispetto, cercando di proporne una rilettura estremamente aderente al suo tessuto armonico, rispettandone in maniera quasi integrale la scansione dei quattordici brani. Rossini è un musicista di modernità strabiliante, le sue composizioni anticipano sonorità dei secoli successivi e rappresentano un modello di esattezza e perfezione: la sua musica, insomma, parla da sé. È un immenso onore averla potuta eseguire nella sua città natale e nel teatro a lui dedicato’ -ha commentato al riguardo il fermano Di Bonaventura il cui bandonéon ha sostituito l’harmonium della partitura originale.
Il progetto nasce sulle ali delle Celebrazioni del 150enario della morte di Gioachino Rossini (Parigi, 13 novembre 1868) che hanno rappresentato per il Festival che del maestro porta il nome (giunto quest’anno alla 40° edizione) un decisivo momento di svolta. Grazie alle nuove opportunità create dalla ricorrenza, il Festival ha potuto estendere la propria attività al fine di offrire sempre maggiori occasioni per il pubblico di accostarsi alla figura e soprattutto alla musica del Compositore.
Il fatto che questo appuntamento si sia svolto proprio ad un anno di distanza dall’esecuzione della versione originaria (quella per due pianoforti ed harmonium) nel Grand Amphithéâtre dell’ Università della Sorbona a Parigi, riveste un significato fortemente simbolico di un percorso che prosegue e si apre a nuovi sviluppi futuri.