
Hanno sempre qualcosa di magico le serate ai Bagni Misteriosi, lo spazio all’aperto del Teatro Franco Parenti, la storica piscina che la notte si trasforma in palcoscenico e che per tutta l’estate ha ospitato Prosa e Musica, in attesa del nuovo Cartellone invernale che farà tornare in sala con titoli accattivanti come Promenade de Santé con Filippo Timi, Madame Tosca con Laura Morante, Il Rompiballe, L’Attimo Fuggente, Morte di un commesso viaggiatore con Alessandro Haber, Un tram che si chiama desiderio con Mariangela D’Abbraccio e Fronte del Porto per la regia di Alessandro Gassman. Il pubblico, disposto sulla pedana o a bordo acqua, ha la possibilità di assistere a una stagione teatrale ricca e varia in uno scenario dalla suggestione unica. Ed una di queste belle sere di fine estate ha portato con sé un doppio mistero, quello del luogo e quello del treno del titolo, la celebre canzone di Elvis che fu anche titolo di un film di Jarmush.

Ed il treno è il protagonista della serata, il viaggio che compie e in cui ci trasporta è quello attraverso l’immaginario americano. E’ una raccolta di canzoni – Elvis, naturalmente, ma anche Johnny Cash, Woody Guthrie, Bruce Springsteen e tanti cantori arrabbiati che erano anche narratori, poeti, viaggiatori – che racconta il mito della frontiera, dell’on the road, una lunga storia dell’America che va da quel primo fischio della ferrovia che annunciava un mondo nuovo alle solitudini di oggi, quando i convogli arrugginiti che passano sono solo dinosauri dimenticati e le strade sono vuote nella notte.
Alessandro Portelli racconta questo lungo viaggio nell’America che cambia, riscopre testi sconosciuti accanto ad altri celeberrimi, si alternano musica e letteratura, brani recitati e cantati e le voci di Margherita Laterza e Gabriele Amalfitano, la sua chitarra e le tastiere e i bassi di Matteo Portelli. Momenti di alta suggestione come quando risuonano le note della bellissima I Remember Loving You, che nelle sue parole riassume tutta la poesia di questa serata che parla di polvere della strada, e di momenti di rabbia che lasciano spazio ad altri intimi e dolcissimi: “I look at my brown suitcase and think of all the places that I've been, Railroad yards and prison guards, all the dumpy little towns along the stem, and the whispering of the people as they watch every move that I go through; I remember all those things, mostly I remember loving you”.