
Uno degli ultimi testi di Tennessee Williams ed uno dei meno conosciuti e rappresentati. E’ un piacere che il Teatro Elfo Puccini lo abbia proposto con la briosa regia del giovane Tommaso Capodanno, spettacolo nato dal progetto di studi sui testi di Tennessee Williams in collaborazione con l’Accademia d’Arte Drammatica Silvio D’Amico e la supervisione di Arturo Cirillo. Abbiamo detto “briosa” perché ci viene presentato uno spettacolo leggero e divertente, una rara ed inattesa commedia brillante di Tennessee Williams che l’interpretazione rende ancor più vivace pur senza calcare la mano se non in un paio di momenti. Eppure, dietro la scorza vivace, Williams ci parla, in tono più sommesso che in altri testi, di solitudini e desolazioni e le sue protagoniste, che lottano col dramma di essere sole o lo accettano con rassegnazione, sono un po’ parenti dei personaggi di “Lo Zoo di vetro” o “Un tram chiamato desiderio”.
In uno squallido appartamento dai colori troppo forzati vivono Dotty, disillusa in amore, e Bodey, iperprotettiva con l’amica e ostinata nel capriccio di fidanzarla al fratello, ed irrompono la triste Signorina Gluck, incapace di sopportare il lutto senza compagnia, e l’euforica e schizzinosa Helena, che si vanta della sua posizione altolocata ma in fondo teme anche lei di guardare in faccia una vita solitaria. Quattro donne su cui incombe la condanna di essere zitelle, con i loro litigi e la preparazione di un picnic a Creve Coeur. E sotto la superficie si rivela il fondo amaro.
Ad interpretare le quattro protagoniste sono quattro attori en travesti spigliati e irresistibili: Matteo Berardinelli, Giovanni Prosperi, Dario Caccuri, Tommaso Paolucci. Affiatatissimi donano ritmo e brio a uno spettacolo agrodolce e, nel suo profondo, malinconico.