
Esattamente cento anni fa al Teatro Manzoni di Milano andava in scena per la prima volta l’Enrico IV di Luigi Pirandello. Oggi Eros Pagni e il regista Luca De Fusco ne celebrano il centenario riportando sulla scena del Manzoni il celebre testo.
Molti sono gli attori che nell’arco di un secolo hanno incarnato questo gigantesco personaggio, emblema della finzione della follia, di quel doppio specchio della realtà che è alla base stessa del Teatro. Mastroianni, Randone, Albertazzi, Benassi, Ruggeri (ho avuto la fortuna di poter assistere a due di queste magnifiche interpretazioni) hanno dato ognuno una propria versione di questo grande personaggio. Ed ora alla galleria si aggiunge Eros Pagni che a sua volta aggiunge un nuovo monumento alla sua personale prestigiosa galleria e che con i suoi 82 anni non cala mai il pathos neppure per un secondo.
Il testo pirandelliano è conosciuto da tutti: divenuto pazzo dopo una caduta da cavallo il protagonista (di cui mai si fa il vero nome) riacquista la ragione dopo essersi creduto per anni Enrico IV ed accorgendosi di aver perduto il proprio tempo e imbiancato i capelli arroccato in un mondo fittizio in cui tutti si adoperavano a compiacerlo, di dover arrivare “con un fame da lupi ad un banchetto già sparecchiato” sceglie di continuare la finzione e di mostrarsi il pazzo che crede di essere Enrico IV. Sublimi i due monologhi in cui si rivela con sorprendente lucidità prima ai servi e poi agli artefici della sua disgrazia giunti in compiacente visita. Chi è falso davvero: colui che si finge folle o gli ipocriti di un mondo al di fuori di quella roccaforte dove ancora tutto è simulato? E allora non è meglio forse vivere in un perenne inganno e ingannare anche noi stessi?
Pur nell’adattamento di De Fusco che ne abbrevia la lunghezza, il testo scaturisce in tutta la sua potenza e bellezza e poco risente dei “tagli” operati. Una scenografia volutamente scarna che gioca con le luci mette risalto al suo centro, con una composizione quasi simmetrica, il suo protagonista isolato nella pazzia che si è costruito e nel tormento di una vita scivolata via. Eros Pagni giganteggia sulla scena e gli applausi della Prima lo ringraziano.