Ferzan Ozpetek firma la sua prima regia teatrale mettendo in scena uno dei suoi film più amati, Mine Vaganti. E la porta sul palcoscenico del Teatro Manzoni di Milano, al centro di una lunga tournée.
Come in tutte le trasposizioni dallo schermo al teatro (e viceversa) le cose cambiano, le parole sostituiscono gli sguardi, cambiano i tempi e gli spazi, e Ozpetek, lavorando sulla sua stessa opera, sa perfettamente quali interventi operare. Ma il tocco cinematografico rimane e il regista mantiene costantemente alto il ritmo movimentando i cambi di scena che si succedono veloci al di là di teli bianchi così come si succedono i ricordi nel racconto del protagonista.
Il nuovo espediente narrativo è proprio questo: il protagonista rivive la storia e la racconta a noi, con l’aiuto a volte di voci narranti e anche del pubblico stesso, chiamato a fare da piazza del paese. Gli attori scendono in platea a mostrare i pettegolezzi o ad ostentare naturalezza dopo “lo scandalo”. E intanto le scene si susseguono come flash back, tra ironia e malinconia.
La storia è quella della difficoltà di un “coming out” in un ambiente provinciale ristretto e fitto di pregiudizi, ancora più difficile quando Tommaso, deciso a raccontare finalmente tutto alla famiglia per scegliere la propria vita, si vede rubare la scena dal fratello, gay anche lui, con conseguente crollo del padre. Essendo passati 12 anni dal film anche l’ambientazione cambia, e Ozpetek trasferisce la storia in un paese di provincia ancor più ristretto. Resta il colorito gruppo famigliare, con tutti gli equivoci, i vizi e i segreti e lo sconvolgimento che la rivelazione porta in questa famiglia alto borghese del sud Italia e una nonna “mina vagante” che coltiva ricordi e rimpianti del passato.
Uno spettacolo corale con un ottimo cast affiatato: Francesco Pannofino è un chiassoso padre tradizionalista (il ruolo che al cinema fu del compianto Ennio Fantastichini), Iaia Forte la madre, Erasmo Genzini è Tommaso, Carmine Recano suo fratello e Simona Marchini la nonna e poi ci sono Francesco Maggi e Edoardo Purgatori nel colorito ruolo degli amici gay di Tommaso ed altri personaggi tra farsa e commedia.
Si ride molto e si ride di gusto durante Mine Vaganti, ma tra un cambio di scena ed un ricordo c’è spazio per pensare ed anche per la nostalgia per la nonna che insegna al nipote “sbaglia per conto tuo” e per cui “gli amori impossibili sono quelli che durano per sempre”.