E’ con grande emozione che varchiamo di nuovo, dopo oltre vent’anni, le porte del Teatro Lirico, ora intitolato a lui, Giorgio Gaber. Qui avevamo visto tanti spettacoli grandiosi, dalle grandi regie di Strehler al Riccardo III con Ian McKellen, e qui lo avevamo visto nel suo indimenticabile Teatro Canzone. E’ quindi un “gesto naturale” che la manifestazione Milano per Gaber – promossa dalla Fondazione Gaber e Piccolo Teatro - si apra proprio qui, su questo palcoscenico tornato a vivere.
Ad inaugurarla è lo spettacolo di Neri Marcorè Concerto per il Signor G. Grande interprete di Gaber, Marcorè sceglie brani del suo immenso repertorio, alternando canzoni a monologhi, come nella tradizione gaberiana, brani ironici e divertenti (L’Odore, Le Elezioni) a brani malinconici e dolorosi (Il Dilemma), pezzi celeberrimi che il pubblico intona in coro (Far finta di essere sani, La Libertà) a chicche riscoperte (Chissà dove te ne vai, che era il lato B di Com’è bella la città). Non ne segue il percorso cronologico eppure ce lo racconta nel suo essere vario, innamorato, caustico, critico, disilluso, tirandone fuori anche l’anima meno nota.
A volte sembra quasi di risentirlo, tanto Marcorè nel suo omaggio ne riporta con naturalezza le intonazioni, le sfumature, l’ironia. Sul palco con la chitarra acustica e le sole luci a fare da scenografia, accompagnato dalla band di sempre, visibilmente emozionato (“è sempre così bello cantare Gaber”) dona a suo volta emozioni a un pubblico che a Gaber ha legato tanti ricordi. In fondo lo stesso Gaber, con quella che definiva “una deplorevole operazione di nostalgia” chiudeva ogni suo spettacolo con quelle sue prime canzoni che il pubblico accoglieva sempre con calore. Così quando arriva “Barbera e Champagne” come allora il pubblico della serata ne segue il ritmo, in un duplice fiume di memorie.
Come Gaber, Marcorè torna nei bis, per i brani più attesi. Ma il finale lo lascia tutto a lui: un grande schermo, la sua mimica straordinaria, una vecchia serata in quello che allora si chiamava solamente Teatro Lirico, la sua passione, e tanta tanta commozione in sala.
“C’è solo la strada su cui puoi contare
la strada è l’unica salvezza.
C’è solo la voglia il bisogno di uscire
di esporsi nella strada, nella piazza.
Perché il giudizio universale non passa per le case
le case dove noi ci nascondiamo.
Bisogna ritornare nella strada
nella strada per conoscere chi siamo”
Gaber nei nostri "Ricordi in bianco e nero"