Un mito che va oltre il teatro. Chi non ha mai sentito parlare di Don Giovanni, anche senza conoscere le tante opere che lo vedono protagonista? Tra le tante c’è quella di Moliere, che ha fatto da traccia al lavoro progettato, diretto e interpretato da Corrado d’Elia, attualmente in scena a Milano, al Teatro Libero.
Don Giovanni è un seduttore, ma che c’entra questo con l’amore? Niente e infatti le donne che sfilano in palcoscenico, ognuna lamentandosi del comportamento di Don Giovanni, si moltiplicano grazie alle pareti di freddo metallo che riflettono le immagini. Le conquiste di Don Giovanni sono tante, ma per lui non contano come persone, ma proprio come conquiste. E Don Giovanni emerge come prototipo – è l’unico il cui volto è truccato, perché possa far pensare a una maschera -: è l’uomo che bada più all’apparenza. Per lui conta la conquista, «il catalogo». Incapace di scegliere, vuole sempre qualcosa in più.
In palcoscenico con lui c’è Sganarello e compare il Commendatore, c’è Elvira e ci sono altre donne. La storia è quella che noi conosciamo e c’è l’inferno in cui precipita, perché di tante donne che tutte gli hanno saputo dare amore nella loro purezza (e nel loro abito bianco) non ha saputo amarne nessuna, chiudendosi nel suo egocentrismo.
Così il Don Giovanni visto al Libero riesce a restituirne il senso profondo, grazie alla capacità di affascinare il pubblico: la storia si trasforma in veloci immagini, che luci, musica, scenografia esaltano. E diventa attuale, perché, se Moliere ha scritto nel 1669, quanto racconta non è estraneo all’oggi.
Don Giovanni, a Milano, al Teatro Libero, fino al 13 giugno