Guardi una persona e ti chiedi chi è: quel poco che traspare corrisponde alla realtà o nasconde ben di più? Quanto di quello che farà influirà su di noi? Perché nessuno è solo al mondo e tutti subiamo le influenze degli altri. Queste considerazioni a volte sorgono spontanee, altre volte sono provocate da qualcosa di esterno. Ad esempio potrebbe essere “Un ispettore in casa Birling”. All’inizio viene da pensare a un Classico dei gialli Mondadori, con i personaggi che dalla platea arrivano in scena con il cartello che porta scritto il loro nome: è la prima pagina dei Classici dei gialli Mondadori. Poi arriva la cameriera che apre il sipario: è la seconda pagina del giallo. Ma è davvero un giallo questo “Un ispettore in casa Birling”? O è molto di più? Del giallo ha comunque le tante sorprese, le tante cose da capire o intuire. E proprio per questo è un peccato dire di più. Ma certo non deluderà chi, come chi scrive queste note, ha aspettato per tanti anni la messa in scena di questa pièce a Milano, dopo che era stato annunciata e annullata.
A rendere ancora più interessante la pièce concorre la regia di Giancarlo Sepe. Con momenti portati all’esasperazione, luci colorate, fumi in scena, musica, che ben rendono lo spirito di tutto quanto succede. E gli attori sottolineano con la recitazione e il gesto alcuni punti cruciali, per poi riprendere una interpretazione più misurata. E non dimenticatevi: quando tutto sembra finito per il meglio, quando le coscienze sembrano pronte ad assolversi, forse – forse – non è tutto finito.
“Un ispettore in casa Birling” di John Boynton Priestley (traduzione di Giovanni Lombardo Radice) con la regia di Giancarlo Sepe, con Paolo Ferrari, Andrea Giordana, Crescenza Guarnieri, Cristina Spina, Vito Di Bella, Mario Toccafondi, Loredana Gjeci. A Milano al Teatro Manzoni dal 6 ottobre al 1° novembre e poi in tournèe fino a metà gennaio (Bari, Thiene, Trieste, Varese)