TRAMA. Giuliano Floch, dentista scapolo e play-boy incallito, per evitare di impegnarsi con Antonia ricorre alla bufala matrimoniale: moglie e tre pargoli a carico. La giovane amante, frustrata, tenta il suicidio, ma l’aitante vicino di casa, Igor, la salva. I sensi di colpa spingono Giuliano alla sospirata (paventata) proposta nuziale. E la prima moglie? Pronto il divorzio, ma la sensibile Antonia vuole incontrare la signora Floch. Al dentista non resta che ricorrere alla devota segretaria (innamorata segretamente di lui), Miss Carrarmato-signorina Stefania per farle impersonare il ruolo di consorte favorevole alla separazione. Girandola di equivoci e bugie, elettrizzata dalle “libere” iniziative dei singolari personaggi di contorno: accanto ad Igor, l’amico Bebert Champignon, la paziente signora Durand, il colonnello Cochet e la bionda del Botticelli.
PERSONAGGI. Come rapiti da una favola Disney, ma centrifugati e mondati dalle più truci bassezze. I personaggi creati da Barillet&Gredy sono eroi positivi: amano già in partenza e continuano sino alla fine, variando solo l’oggetto del desiderio, dopo un match di tennis a coppie. La commedia è romantica: molto sentimento dunque, ma anche gag, alle volte forzate, e intrecci che richiamano gli anni ‘50 e le trame alla Wilder.
Otto in scena: Eleonora Giorgi (segretaria Stefania Vigneau), Andrea Garinei (Giuliano Foch), Giorgia Trasselli (la signora Durand), Guglielmo Guidi (il colonnello Cochet), Donatella Pompadour (Antonia Marechal), Fabrizio Barbone (Igor Polansky), Riccardo De Francesca (Bebert Champignon) e Federica Montanelli (la bionda del Botticelli). Più convincenti le interpreti femminili, con in vetta l’energica Trasselli, la tata dei Vianello sul piccolo schermo, e Pompadour, deliziosa nel soccorrere e proteggere la rivale in amore: non a caso nel 2005 ha vinto una Telegrolla d’oro come miglior attrice di soap.
APPUNTI di REGIA. Il testo di Pierre Barillet e Jean-Pierre Gredy «racconta la società dei magnifici anni ’60 (…), la generazione di chi viveva nella speranza di un mondo sempre più felice» annota il regista, Guglielmo Ferro (ha diretto, tra gli altri, Brachetti, Remo Girone e Fioretta Mari). I personaggi sembrano sospesi in una nuvola di Fuksas, dove il male, esemplificato al massimo nel tentato suicidio di Antonia, viene liquidato con una risata, «la complicatezza non è un valore aggiunto» e l’amore inevitabilmente trionfa («anche un cactus, per quanto irsuto, fiorisce» ricorda speranzosa la segretaria Vigneau).
SCENA & RETROSCENA. Bel gioco di luci e di scenografia, che ricorre ai “girevoli”, più volte impiegati con successo da Alessandro Chiti. Le scene mobili prevedono pannelli ready-made a ricreare su ogni lato un interno: lo studio dentistico, l’appartamento di Antonia, un discopub e il negozio di dischi in cui la ragazza è commessa. Il pubblico è risucchiato dai vari ambienti, come in una pellicola cinematografica, e segue i cambi di scena fluidificati dalle musiche composte da Mario Nascimbene, quotatissimo in patria, molto attivo ad Hollywood negli anni ‘50.
Traduzione e adattamento sono affidati a quel Gerardo Guerrieri, già collaboratore di Visconti e sceneggiatore di De Sica, che ha fatto conoscere agli italiani il living theatre, Peter Brook e Jerzy Grotowski.
Suggerimenti (poco) subliminali all’Adagio di Albinoni, con un disco in bella vista negli scaffali del negozio in cui lavora Antonia. Tributo anche ad Edith Piaf, con almeno tre copertine in esposizione: la commedia, in fondo, è francese!
LO SAPEVATE CHE..? “Fiore di cactus” è anche un film, diretto nel ’69 da Gene Saks (“La strana coppia”, “A piedi nudi nel parco”). Nella pellicola, la parte del dentista dongiovanni era affidata a Walter Matthau, Ingrid Bergman vestiva i panni dell’algida segretaria e Goldie Hawn si aggiudicò l’Oscar come miglior attrice per l’interpretazione di Antonia.
Lo spettacolo è stato replicato per tre anni a Broadway, complice un brillante Lauren Bacall, e a Parigi: di lì in tutto il mondo. In Italia, “Fiore di cactus” è apparso in varie edizioni; da ricordare quella con Alberto Lupo e Valeria Valeri, alla fine degli anni ’70, e, ancora con la Valeri, quella con Paolo Ferrari ed Enzo Garinei.
Nella scorsa stagione, Eleonora Giorgi era affiancata da Remo Girone nella parte di Giuliano. All’attore consacrato presso il grande pubblico con “La Piovra”, quest’anno è subentrato Franco Castellano, ma per la messinscena capitolina gli abiti di Giuliano sono passati ad Andrea Garinei, solitamente Bebert Champignon.
CONSIGLIATO A…agli amanti delle commedie romantiche, Frank Capra styled, e a chi aspetta il suo rospetto vagando mesto per stagni solitari.
In scena al Teatro Ghione fino all’ 8 Novembre