Dona Flor e i suoi due mariti

08/02/2010


Quel tanto di classico e quel tanto di tecnologico: il connubio funziona perfettamente in "Dona Flor e i suoi due mariti". E' una commedia nel senso più classico del termine: inizia infatti con una veglia funebre e finisce allegramente. Fin dal primo momento la tecnologia viene in aiuto per creare un'ambientazione. Su due schermi laterali e uno centrale sono proiettate le immagini che fanno da scenografia: le candele funebri, poi la scuola di cucina, la farmacia, la casa con il lampadario, la camera completata da un vero letto. Un modo per dare anche visivamente una connotazione surreale. Perché la storia è quella di Flor, che, rimasta vedova - la veglia funebre iniziale è per il marito Vadinho - viene spinta dalle amiche-vicine di casa - una sorta di coro, come nel teatro classico - tra le braccia di un secondo marito. I due mariti sono agli antipodi. Il secondo è il farmacista Teodoro, timido, tradizionalista, preciso, ordinato, da cui ci si può aspettare sicurezza, ma non guizzi erotici e niente serate d'amore in giorni diversi dal sabato e il mercoledì. Vadinho, il marito morto, un po' sbruffone, inaffidabile, vive l'amore con piacere, sa far vibrare Flor e conosce il valore dell'erotismo. Usiamo il presente invece del passato coniugando i verbi? Sì, perché Flor richiama Vadinho: sa che entrambi gli aspetti, che solo insieme i due mariti le offrono, sono importanti e ha bisogno di entrambi. E Vadinho alla fine è accanto a lei, insieme a Teodoro. Per una volta gli schemi si rovesciano ed è una donna ad avere due compagni, due mariti: entrambi le sono necessari. Ma, dal momento che uno è morto ed è dunque solo evocato, ecco che il modo di raccontare la storia, che calca sul surreale, appare perfetto.

Come perfetti nelle parti risultano tutti gli attori, compreso il trio di musicisti, sempre in scena, che evocano una calda atmosfera. Caterina Murino, smessi i panni di Bondgirl, che aveva vestito in Casino Royale accanto a Daniel Craig, è la perfetta sposa candida, schiva, non calcolatrice, pudica, ma che non può rinunciare alla gioia di vivere, seppure unita alla sicurezza. Pietro Sermonti, Vadinho, sa essere il guizzo, la fantasia. Paolo Calabresi - smessi per l'occasione i panni di Nicolas Cage, John Turturro e gli altri 25 personaggi di cui ha assunto l'identità, confondendo tutti - sa essere l'ordine e la tradizione. Ugualmente perfette appaiono l'attrice che impersona la madre e le tre interpreti delle amiche, impiccione, curiose, il coro che ci racconta particolari inediti.
La commedia è tratta dal famoso romanzo di Jorge Amado, già arrivato al cinema con Sonia Braga nel ruolo di Flor. Qui il quotidiano della vita bahiana, ben presente nel romanzo, è invece evocato con la musica.

Dona Flor e i suoi due mariti, liberamente tratto dal romanzo di Jorge Amado, interpretato da  Caterina Murino, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti e con Simonetta Cartia, Claudia Gusmano, Serena Mattace Raso, Laura Rovetti per la regia e drammaturgia di
Emanuela Giordano. Musiche originali eseguite dal vivo Bubbez Orchestra, impianto scenico Andrea N. Cecchini, installazioni visive Claudio Garofalo, coreografie Juan Diego Puerta Lopez, luci Michelangelo Vitullo. Gli abiti di scena di Caterina Murino sono di Dolce & Gabbana. A Milano al Teatro Manzoni dal 2 al 28 febbraio.
La tournée proseguirà fino al 30 marzo toccando numerose città, tra cui Genova (12-13 marzo) e Torino (23-28 marzo).

Valeria Prina