Una nuova locandiera

03/03/2010

E' uno dei testi più famosi di Goldoni, ormai senza le maschere della commedia dell'Arte, non in veneziano e con una donna protagonista, una figura certo rivoluzionaria per l'epoca, che con arti di seduzione femminile conquista tutti, ma non si lascia comprare e decide autonomamente del suo futuro. Ed è lei che lavora, diversamente da conte e marchese ed è quella che dà lavoro a Fabrizio.
La messinscena di La Locandiera della Compagnia Le Belle Bandiere è solo apparentemente molto classica. Certo lo sono i costumi, ma non la scenografia, con solo un tavolo bianco e delle sedie, che riesce a evocare le diverse situazioni.
La musica, con degli accenti di brani operistici - Una furtiva lacrima, La donna è mobile e da Tosca - già sposta in avanti nel tempo la storia. Come l'inizio, con un gioco di ombre che, spiega la regista e interprete Elena Bucci, vuole essere nostalgica evocazione di un mondo di cui abbiamo documenti, ma di cui non possiamo coglierne la complessità.
La recitazione, giocata tutta su accenti dialettali e su intonazioni della voce, ci riporta da un lato alla seduzione femminile come gioco, dall'altro, con le due commedianti, a quella che doveva essere la recitazione di un tempo.
Non bisognerebbe mai fare confronti, ma in questo caso sembra inevitabile. Qualche mese fa è stata portata in scena una Locandiera ben diversa, con la regia di Corrado d'Elia. L'estrema diversità ci fa capire quanto i testi classici siano duttili e ancora capaci di conquistare un pubblico.

La locandiera di Carlo Goldoni. Progetto e interpretazione di Elena Bucci e Marco Sgrosso. Scene di Stefano Perocco di Medusa. Costumi di Marta Benino. Disegno luci di Marzio Viani.
A Milano al Teatro Carcano dal 24 febbraio al 7 marzo

Valeria Prina