
La gente va a vedere Stefano Accorsi e scopre una pièce molto intensa, mai banale, piena di sfaccettature. A un primo sguardo il tema di Il dubbio di John Patrick Shanley è la pedofilia, all'interno del clero. Un tema molto attuale e difficile, affrontato senza mai cadere nella morbosità. Ma il dubbio - quello del titolo - non riguarda solo la colpevolezza del protagonista: è il dubbio che bisognerebbe sempre avere prima di giudicare, superando ogni pregiudizio. Una pièce difficile. Non tanto perché non facile da capire, ma perché senza fronzoli. Con due monologhi all'inizio di ciascun atto, particolarmente pregnanti. E una regia asciutta: Sergio Castellitto ha scelto di suggerire e non spiattellare. Con una scenografia semplice, che induce lo spettatore a concentrarsi sui dialoghi, e la scelta di una croce che si ripresenta puntualmente in scena: durante i monologhi di Stefano Accorsi, perché si tratta di prediche in chiesa e successivamente con le quinte che si aprono sempre formando una croce luminosa. E qui arriva una seconda interpretazione, suggerita. Siamo in periodo di Concilio Vaticano II: se consideriamo infondata l'accusa di pedofilia, su cui l'autore non esprime giudizi, è come se si contrapponesse una chiesa dogmatica - quella della madre superiora direttrice della scuola, interpretata da Lucilla Morlacchi - e una più aperta, più attuale, capace di venire incontro alla gente.
L'ambientazione voluta dall'autore è americana. Con una precisa datazione: un anno dopo l'assassinio di Kennedy (22 novembre 1963). Sono anche i primi momenti della fine della netta separazione bianchi-neri in Usa (il Civil Rights Act che lo sancisce diviene legge nel 1964). E infatti è nero (in una scuola di bianchi) il bambino verso cui il protagonista avrebbe avuto dei moti non proprio lineari. La madre ha paura che questo significhi problemi per il figlio e, pur di farlo accettare dai bianchi, è disposta a non occuparsi dell'infamante accusa. Sa che come nera deve vivere dei compromessi per farsi accettare.
Il dubbio, dunque, va ben oltre la colpevolezza/innocenza del protagonista. Fino al dubbio finale: è lecito barare, inventandosi delle testimonianze per affermare quella che si crede essere la verità?
Al Teatro Manzoni fino al 6 aprile
Nella foto, da sinistra: Alice Bachi, Stefano Accorsi, il regista Sergio Castellitto, Nadia Kibout, Lucilla Morlacchi.