Caro Millenovecento

31/07/2010


“La vita è ciò che facciamo di essa. I viaggi sono i viaggiatori. Ciò che vediamo non è ciò che vediamo ma ciò che siamo. Fernando  Pessoa, caro  Millenovecento...”


Potrebbe  essere un aforisma o un acronimo di parole private, il testo  più adatto  a dialogare con l'oramai  trascorso  XX secolo ...magari da inserire  come corpo di un messaggio  inviato digitando- con l'ausilio  del solo dito  pollice- sulla tastiera di un   telefono cellulare...Tale  padre,tale  figlio: SMS, short  message  service, ultima  frontiera  della  comunicazione  alle soglie del  2000   accanto  a  libri  di  storia, trattati scientifici, romanzi, poesie , concerti, colonne sonore ed ogni  altra  forma  di opera  artistica dalla  pittura, alla  scultura, dal teatro  al  cinema   che ha argomentato a  proposito dei cento  anni del  1900, per  antonomasia,  noto  come  “secolo breve”. Da  “Novecento”, il monologo teatrale  di Alessandro Baricco (1994), al  film  omonimo del 1976 diretto dal  Maestro Bernardo Bertolucci, all'autobiografia di  un altro pilastro del  cinema  italiano: Carlo Lizzani intitolato “Il  mio lungo viaggio nel  secolo  breve “(2007), fino al nome di  una  band italiana  e  di una casa  editrice  “Novecento Media”, per  rimanere  in patria, il catalogo in cui compare, a  lettere, la  cifra 900 potrebbe proseguire  senza  posa. Meno diffusa sembra  essere invece  la  sua corretta  denominazione priva di troncamento iniziale : Millenovecento, figlio  e  padre , al tempo stesso, del  suo passato. Con  tale  delicata ed  attenta apparente irrilevanza  si viene  condotti a celebrare,commemorare ,in una  liturgia della memoria   fresca e  sempre  vivida, orecchiabile per nobili,miserabili e gente qualunque, comune, una  biografia del Signor 1900, liberamente tratta dalla  cornucopia di eventi accaduti nei  suoi decenni,  percependone  la vasta gamma di nuances che una  voce performativa,  su  una cangiante melodia di strumenti musicali   pronti a  sostenerla, sa regalare.
“Caro  Millenovecento-Ricordi  e  accordi del secolo  breve” è infatti  il lodevole   spettacolo di Fabio R. d'Ettorre e Patrizia B. La Fonte ,diretto  da  quest'ultima, in scena  nel  mese  di luglio presso la  sala del  Museo  Canonica  di Villa Borghese a Roma, con tappe infrasettimanali in paesi limitrofi, che ha  riscosso  grande  successo presso il pubblico rieducato a saper “vedere”  una  pièce  quasi di teatro civile con musica  dal vivo, all'atmosfera da camera   intima, tipica di  momenti rinascimentali  o barocchi e  ancora più indietro nel  tempo,  fino  allo scoccare dell'anno zero, quando Seneca scriveva e rappresentava  le sue  “recitationes” per  l'Imperatore e  la  corte. Non liuti, arpe  o  viole, ma  la  lingua  internazionale che le  corde di tre  chitarre insieme  sanno parlare pizzicate  da Marco Cianchi, Fabio Renato d'Ettorre  e  Ferdinando Lepri (Trio chitarristico di Roma, al ventiseiesimo anno di attività) invitati a  rievocare, descrivere, contestualizzare musicalmente  la  lunga  lettera  aperta che Patrizia  La Fonte scrive con  la  seguente intestazione: “Caro Millenovecento”. Quest'ultima, interprete teatrale, televisiva  e cinematografica (diretta anche da P.F. Campanile, M. Monicelli, N. Loy, D. D’Ambrosi, F. Ozpetek (“Cuore Sacro”), C. Bortone (“Rosso come il cielo”, David di Donatello Giovani 2007) nonché  autrice di  testi  soprattutto di cabaret  messi in scena ad  esempio presso lo  Zelig a Milano  e conduttrice, veste i  panni  di una guida extra -ed intra-diegetica  riuscendo  grazie all'abilità di  stare perfettamente in ascolto  con la  ritmica  dell'oggetto   da esaminare, a  coinvolgere i  musici come voci  recitanti in un viaggio simile, in alcuni  casi, ad una seduta  di  entomologia  condotta alla  Desmond  Morris.
Forse  si tratta di un'ipotetica fine d'anno …cornice, chissà, il  31 dicembre 1999, quando la  frenesia  dei festeggiamenti per l'era che  verrà, scatena un ancestrale desiderio benaugurante di  distruzione di quanto è  stato: ha  valore, solamente, il  futuro scivolante  minuto  dopo minuto nel  già  consumato presente ...tuttavia una  donna  sensibile,un  essere  umano, inverte  la  rotta spalancando occhi intelligenti  proprio sul “grande escluso”. Prova  dunque ad inviare un sms, senza  rinvenire  la  giusta  ispirazione, benché la difficoltà, credo , non derivi dal  contenuto, bensì  dall'urgenza di impiegare la  forma, intesa  come codice, più  adatta per  comunicare con il  secolo che ha rivoluzionato, innanzitutto, le  modalità  di espressione, percezione, interpretazione e  decriptazione.

Optando per un'epistola , qua  e là, il  discorso diretto, il  flusso  di  coscienza, l'invettiva, il monologo ecc...imbastiscono  un dialogo  con il  Millenovecento-muto ascoltatore e  testimone di sé stesso chiedendogli conferma ed  uno  sforzo mnemonico ripetendo  il  Leit Motiv “Ti  ricordi? Non ti  ricordi?”.La  novità  interessante raggiunta dallo  spettacolo consiste nel tracciare un percorso all'insegna  del  dominio  dell'Arte tout court,quale  fil rouge  privilegiato, in particolar  modo  la musica , sebbene lo si affronti con dovizia  di particolari secondo un iter cronologico corretto in cui  la politica,le scoperte scientifiche, l'economia partecipano, non ultime, alla definizione polifonica - di bachtiniana matrice-dei cento  anni in questione. L'éscamotage alias il pretesto della  lettera oscilla  nell'indefinizione di un genere  e  di  una strada  da percorrere: osmosi e  trasformazioni  al posto di nascite e  morti;conversioni,convergenze,coincidenze  e concomitanze “color” mélo insegnano  emozionando . Tra musiche, atmosfere e rarefatti passi di danza Patrizia percorre tutto il secolo, rievoca episodi ed emozioni, dalla Belle Epoque alle guerre mondiali, dall'allunaggio al crollo dell'abominevole muro.
Parte  della   verità  viene  fuori  ,come un  fantasma,dagli  archivi e  inizia  a  circolare sulla  carta e sul desktop dei personal  computer ,su cui paradossalmente  non rimane  testimonianza della “brutta copia”: si  “digita” e  si “taglia”, si “copia-incolla” mentre   forse  a  restare , unica traccia emozionale, è il  retrogusto  amaro per le “sudate  carte” ...  A  forza  di loggarsi, chattare, messaggiare , taggare, postare, i  figli di Novecento hanno  disimparato a  comprendere   antiche  grafie (in stile mélo),oramai globalizzate in un goffo ed inespressivo semistampatello e a  leggere ossia  decodificare il  contenuto di strutture  diffuse durante  i suoi  cento  anni  di vita : il  virtuale reinventa,  pretende di  riconcepire ossia,  nel vero  senso  del verbo,di   rimettere  al mondo, l'atto  della  creazione psicofisiologica  di un gesto .Si va dal bacio ,al  sesso,ad una semplice carezza, ad un incontro  di sguardi giacché il  3D garantisce piacere  aptico, a  mo' di pratica  onanistica  con  cui  sostituirsi  definitivamente agli altri ,alla  società,come un  individuo  plurimo e  bastante  a sé stesso. Vana illusione , nessun sentimento può  essere  riprodotto industrialmente, gli  organi  di  senso rimarranno in cinque  a dare  respiro  alla  vita  perché  il    tempo mai  si  potrà  fermare :altra corsa, altro  secolo, arrivi, ritorni e  partenze  , nuove  storie , amori , delusioni, in un ciclo  continuo  e mai banale  di  nascita  e  morte , di  confusioni, mescolanze, sdoppiamenti, per  cui una donna  girata di  spalle al pubblico, indossando  un papillon ed un frac, racconta, nel voltarsi con nuova  postura, del suo  opposto, l'essere maschile, l'uomo , diventandolo  per  esserlo e  viverlo .
La  magnifica  naïveté che regna in un circo, metafisico  e terrestre , sublime  e crudele , paradossale e plausibile, l'esplosione di  colori  indistinguibili se ruotati insieme a grande   velocità ,che  sono  e non sono sé stessi ,escono ed entrano nel vortice  per un breve  barlume di celebrità: “appaiono “ nell'esecuzione  finale delle  musiche di Nino Rota tipicamente clownesche in svariati film di Fellini:il clown  per  natura  è un essere “spettacolare” che vive al centro di una  pista , cioè al centro del mondo e si carica  dell' umana tragedia , la converte  in risata e così via  in un' alchimia sacra   salvifica per chi guarda insieme  al mondo intero  ridivenuto  bambino  quando un altro simile, un adulto, con un foglio di giornale  riprova  il piacere  dei  sogni portati, con la fantasia, in groppa ad un aeroplanino di  carta.   

Mariangela Imbrenda