SCAZZOSAURO
Appartenente alla famiglia degli Apatiocosauri, visse negli ultimi anni del Mesozoico. Benchè bipede e di modeste dimensioni, camminava spesso a quattro zampe per evitare la fatica di stare eretto, si nutriva di quel che capitava ed era stanziale, convinto che il Mesozoico, ovunque, fosse la stessa merda. Emetteva suoni tanto noiosi da intorpidire i predatori, che se ne andavano senza più nemmeno sentir la fame. Pigro anche nel riprodursi, si estinse prima del Cretaceo e nessuno ne sentì la mancanza.
BRONTOLOSAURO
Strutturalmente grande ma privo di reali difese, era bipede. Gli arti superiori venivano utilizzati per rimarcare con ampi gesti quanto fosse stato sfortunato a nascere in un’epoca del cazzo come il Mesozoico, di come si sarebbe trovato meglio in tempi diversi e di come tutto andasse a rotoli attorno a lui. Erbivoro, dai modi sgradevoli, puntava il dito sia sui carnivori, da lui definiti senza spina dorsale e dediti a cacciare solo prede facili, sia sui propri parenti erbosauri, considerati non abbastanza temprati da difendersi dai carnivori. Era solito ricordare di come gli erbivori più anziani fossero assai più robusti e combattivi, nonostante dovessero vedersela con ben altri predatori. A differenza di tutti i suoi contemporanei, non si estinse mai, assunse forme antropomorfe e perdura anche ai giorni nostri, facendo vero il detto: “muore il bue, muore l’agnello, muore la pecora e l’asinello. Muore la gente piena di guai ma i rompicoglioni non muoiono mai.”
TONTOSAURO
Animale di rarissima stupidità, era alto poco più di due metri, tendente alla pinguedine e con tratti cranici da erbivoro pacifico e ottuso. Pascolava su vasti terreni distanti dalle alture, dove i predatori potevano tranquillamente individuarlo, si avventurava nelle acque popolate da Plesiosauri, fra i suoi più acerrimi nemici, e disturbava spesso i nidi dei Diplodochi, fortemente territoriali e protettivi verso la prole. Nonostante la sua condotta all’insegna della più biasimevole deficienza, passò indenne tutta quell’epoca del cazzo che fu il Mesozoico, e fosse stato per lui sarebbe vivo ancora adesso se non avesse scelto di migrare verso le zone estreme del pianeta, convinto che, ai poli, la terra avrebbe mantenuto un clima torrido e umido.
SCHIZOSAURO
Da non confondere con lo Scazzosauro (da scazzatus: svogliato, depresso, incostante, scocciato, demotivato. Es. “Nocte intempesta, Caesar scazzatus est.” “Essendo oscura la notte, Cesare si sente scazzato.” (Da “De bello Gallico”) Schizosauro da schizzatus: confuso, ambiguo, indeciso. Es. “Schizzatus quod est tarantulam”: “Schizzato come una tarantola”. “Ab testam foram, schizzatus tradunt”: “Fuori di testa (egli), si tramanda fosse schizzato”), è uno dei rarissimi dinosauri onnivori. Indeciso se dedicarsi alla predazione o pascolare pacificamente nei prati, lo Schizosauro presenta caratteristiche inconfondibilmente carnivore mescolate ad altre specifiche degli erbivori. Era solito unirsi ai dinosauri più pacifici, salvo poi sgozzarli ad uno ad uno nel cuore della notte con i suoi robusti artigli anteriori, oppure lo si trovava a proprio agio presso branchi di predatori, almeno finchè non cominciava a brucare erba, e le ripercussioni di questo comportamento presso i suoi feroci compagni sono facilmente immaginabili. Poiché non aveva un posto nel mondo, il mondo fece a meno di lui. Si estinse dopo poche decine di migliaia di anni senza aver capito niente di sé.
CLEMENTOSAURO
Insolito carnivoro bipede dall’aspetto minaccioso, era dotato di una testa simile a quella degli alligatori con tre fila di robustissimi denti (caratteristica rintracciabile negli squali), ostentava artigli uncinati agli arti superiori ed inferiori, era un instancabile corridore e la sua mole (15 metri di altezza per venticinque di lunghezza) gli avrebbe reso la caccia un lavoro assai semplice se il Clementosauro non fosse stato l’unico sauropode dotato di coscienza. Appena atterrata la preda, dai suoi occhi color fuoco senza pupilla iniziavano a sgorgare copiose lacrime. Spirito delicato e animo analitico, il Clementosauro, osservando il malcapitato già pronto per il colpo di grazia, si domandava che senso avesse vivere per poi morire, se fosse giusto che alcuni mangiano mentre altri vengono mangiati, se l’esistenza fosse solo consumare l’esistenza altrui e concludeva i suoi interiori conflitti filosofici considerando che anche lui, un giorno, sarebbe morto. Colto da pietà, lasciava sempre libera la preda, ripiegando su radici e carrube. Non volendo nuocere a nessuno, la Natura ebbe compassione per lui, sollevandolo dalle fatiche terrene pochi lustri dopo la sua comparsa agli albori del Mesozoico.
SPACCOSAURO
Nonostante le sue indubbie doti di cacciatore (era un quadrupede anfibio simile alle attuali lucertole, con una lucente pinna dal colore turchino al termine della coda e capace anche di raggiungere la posizione eretta), non ebbe una grande fortuna in un’epoca come il Mesozoico, popolata da creature oggettivamente mediocri. Fiero e altezzoso, lo Spaccosauro viveva nella convinzione di essere il dinosauro perfetto, capace di nuotare, correre, respirare sott’acqua e, a suo dire, perfino di planare dalle alture. Anche se quest’ultima affermazione venne tanto ostentata dallo Spaccosauro quanto mai dimostrata, si notano, in effetti, ossa adatte a reggere qualcosa di simile ad una membrana fra le zampe anteriori e quelle posteriori, ma molti sostengono che l’abilità del volo fosse fra le tante millanterie di questo arrogante predatore. A onor del vero, lo Spaccosauro sarà pure stato insopportabile e vanitoso, ma poteva davvero considerarsi un prodigio della Natura, cosa che attirò su di lui le antipatie di tutti gli altri. Considerando il Mesozoico per quel periodo del cazzo che era, lo Spaccosauro entrò in letargo sul fondale dei laghi, attendendo tempi degni di lui. Da qui in poi si perdono le sue tracce. E’ possibile che quei tempi non siano ancora arrivati, almeno dal suo punto di vista.
PANICOSAURO
Alto tre metri e lungo cinque, era leggerissimo, filiforme e velocissimo. Se solo avesse avuto tempo, si sarebbe cibato in tranquillità di prelibati vegetali, avendo a disposizione tutto il potenziale che voleva per fuggire da qualunque predatore, ma anche lo stormire delle fronde era, per il Panicosauro, fonte di atroce spavento. Si riproduceva correndo, da qui la necessità per le coppie di essere fisicamente simili nelle prestazioni velocistiche. Accadeva che i carnivori si mettessero seduti per vedere quanto il Panicosauro ci mettesse a sparire all’orizzonte, luogo in cui trovava altre fonti di terrore. Attorno alla metà del Mesozoico il Panicosauro perse le palpebre e i suoi occhi si coprirono di uno strato protettivo trasparente. Quel millesimo di secondo di buio fra un battito di palpebre e l’altro era, per lui, qualcosa di agghiacciante, durante il quale tutto sarebbe potuto accadere. Ad oggi, è l’unico vertebrato che andasse in fase di sonnambulismo per tutto il periodo del sonno, così da poter continuare a correre dormendo. Si estinse verso la fine del Mesozoico, e benché fosse originario dell’Asia Centrale, alcuni esemplari, dal tanto che erano spaventati, pare abbiano raggiunto il Nuovo Continente prima dei Vichinghi, degli Scandinavi e di Cristoforo Colombo.
DOTATOSAURO
Comparso alla fine del Mesozoico, sparì alla fine del Mesozoico. Il suo pregio e la sua condanna? Aveva organi genitali sviluppatissimi ed era compatibile con qualunque femmina di altra specie. L’orda di sauri maschi furiosi che travolse la sua stirpe lo cancellò dalla terra prima che gli esemplari originari potessero ibridarsi anche solo una volta. Quasi tutti, perfino il Panicosauro, parteciparono all’alleanza, e fu la più grande unione di ogni tempo. Quant’è vero che non è la politica, né l’economia, ma solo un problema del cazzo a rendere i maschi amici per la pelle.
ILLUSOSAURO
Fu l’unico che non partecipò alla grande alleanza contro il Dotatosauro, convinto che le cose importanti fossero altre. Rimase senza femmine e si estinse come aveva sempre vissuto: da idiota.
Dott. Nygel Ortega
Breve biografia dell’autore.
Nygel Ortega, Anglo-Colombiano, nasce a Cartagena nel 1949 e, a vent’anni, dopo aver sepolto la dentiera di suo nonno e averla poi spacciata per la mandibola di un uomo di Cro-Magnon, si autoproclama dottore in Paleontologia. Asserì di aver scritto molti libri e di averli bruciati tutti, tranne il testo qui riportato, considerandolo egli la summa del sapere nell’ambito della neo-paleontologia. Le sue ricerche furono effettivamente testimoniate, benché dubbi restano i suoi metodi di ricostruzione dei fossili. Stando a recenti stime, in alcuni esemplari esposti in vari musei, si possono riconoscere ossa di galline, di bovini, teschi di mufloni e corna di comuni tori da riproduzione, compresa una pinna caudale palesemente in plastica (plastica blu) ricavata, forse, da una pagaia. Si attende con dubbio entusiasmo il libro a cui sta lavorando, che dovrebbe avere come titolo: “Noi, dinosauri marziani”, ma non si vede come sia possibile che lo stia scrivendo, visto che Nygel Ortega morì per incidente in una fonderia di Londra nel 1998, all’interno di una vasca di acciaio fuso, e dunque dei suoi resti, ironia della sorte, non rimase nulla.