Era il Vaticanista della Rai, il responsabile di Rai Vaticano, ha seguito il Papa in giro per il mondo in 400 dirette televisive, è stato autore di numerosi libri, saggi e inchieste giornalistiche (“Il grande Giubileo, Immagini e Parole”, “Eminenza, mi permette? La Chiesa e il mondo raccontati dai Cardinali di Papa Wojtyla”, “Fare la verità nella carità. Da Joseph Ratzinger a Benedetto XVI”, “L’ultima veggente di Fatima – I miei colloqui con Suor Lucia”, “Benedictus, Servus Servorum Dei”), del programma televisivo intitolato “Ti ricordiamo così, Karol”, ha firmato come sceneggiatore la fiction su Papa Paolo Giovanni II ed è stato l’ideatore della lettura della Bibbia in 139 ore di diretta televisiva. Ma per me era soprattutto un amico. Di lui ricordo l’entusiasmo, l’immensa cultura, l’ironia elegante, l’attività sempre intensa e mai stanca, la semplicità e la cordialità intatte anche quando gli impegni e il successo lo hanno portato prima a Roma e poi in giro per il mondo a parlare dagli schermi televisivi, a contatto con le più importanti personalità del Vaticano, senza mai dimenticarsi della sua città d’origine e dei vecchi amici.
Giuseppe De Carli ha assistito ai momenti più importanti della mia vita: i primi passi nel giornalismo, quando mi ha fatto da guida sulle pagine de “Il Cittadino” e “Il Broletto” di Lodi (ne conservo ancora quelle pagine ingiallite, quando ancora “Il Cittadino” era un settimanale locale), quando nel 1980 ha recensito e presentato con il suo eloquio brillante la mia prima pubblicazione, la sceneggiatura “Voci di Provincia”, e infine quando l’ho voluto come testimone al mio matrimonio. La sua firma appare anche sulle pagine di Quarto Potere, quando era ancora in veste cartacea, e si era mostrato fiero della sua nascita allo stesso modo con cui avvertivo quella punta di orgoglio che si prova quando un amico riscuote il meritato successo nella propria carriera. Lo vedevo quando tornava alla sua Lodi così come si fa ritorno a casa, e ogni volta era per la presentazione di un nuovo libro (ricordo la sottigliezza ironica con cui li commentava, con quella sua parlata disinvolta anche quando si avventurava nel terreno più erudito, e quella voce ormai così nota e riconoscibile dopo gli innumerevoli servizi televisivi) o per un riconoscimento, tra cui il Fanfullino della Riconoscenza attribuitogli dal Comune di Lodi. Mi piaceva allora esser presente, non solo per rivedere un amico, ma per partecipare alle sue tappe importanti.
La notizia della sua morte è giunta improvvisa, lasciando un gran vuoto nel mondo della cultura cattolica e del giornalismo, e in chi lo ha conosciuto