Castellitto loda La Bellezza del Somaro

17/12/2010

Che accade se la figlia ti porta a casa il nuovo fidanzatino che, con sorpresa di tutti, è un settantenne? E’ quello che racconta Sergio Castellitto, ancora una volta regista di un soggetto della moglie Margaret Mazzantini, e la notizia esplosiva sovverte l’ordine di un gruppo di amici, ognuno già alle prese con le proprie follie e psicosi. Questa volta la coppia Castellitto/Mazzantini  ha scelto la chiave della leggerezza e della commedia, per riflettere, sorridendo, sulla vecchiaia, la famiglia, la paura. “Dopo aver affrontato temi molto forti, Margaret ha voluto fare un salto nel divertimento, dando prova di grande raffinatezza nel ritratto di questa borghesia che si vede recapitare in casa il nuovo fidanzatino. Ed è un uomo senza arroganza che si mostra solo per quello che è, di fronte ad una generazione costruita di cinquantenni e a dei giovani che cercano solo di liberarsi dal giogo dei genitori amici, che forse hanno fatto ancora più danno dei padri padroni”.
E questo settantenne è l’Armando e ha tutto il candore di Enzo Jannacci. “Ero così, e Sergio l’ha capito. Quando ero al Derby mi chiamavano Schizzo e a un certo punto sono arrivato che ero ancora Schizzo, ma il fisico non segue più certi modi di vivere, sei solo un po’ più lento. Mi ero tolto dalle scene da alcuni anni, avevo fatto solo due apparizioni sporadiche, pensando a come questo lavoro una volta era educativo, portava le persone a discutere e a come adesso tutti sono diventati apatici, non c’è più il desiderio di diventare qualcuno, di bellezza, di verità, di spontaneità. Il mio Armando invece è proprio così, non è un apatico”. “Capite perché ci si può innamorare di una persona così? – dice Castellitto, che sembra avergli cucito il personaggio addosso – E’ stato veramente eccezionale, formidabile. E’ un’icona, un artista, con una poderosa forza sul palcoscenico e finge di non essere adeguato. E come per tutti i grandi in fase di montaggio scopri delle sorprese che non avevi notato prima. Si è subito sintonizzato con tutti gli attori”.
Come è stata vissuta dal cast questa vicenda che fa leva sulla leggerezza?
“Il vero effetto speciale è la ricchezza di attori fenomenali, che hanno portato quella passione e generosità che fanno la differenza. Eravamo quasi una compagnia teatrale, in questa meravigliosa campagna toscana, un branco di pazzi che si è divertito a lavorare in un clima splendido”. “E io, a differenza di Jannacci, mi ritengo ancora nel periodo Schizzo” precisa una vivace Erika Blanc
Un puzzle eterogeneo di personaggi. Per Castellitto c’è un preferito?
“Ci siamo divertiti a dare ad ognuno di loro un segno, un comportamento, una nevrosi. Ci divertono tutti: la psicoterapeuta che si porta il lavoro a casa, il depresso che si rivede Il Settimo Sigillo, la mamma che ha paura di sentirsi dire è arrivata la vecchia. E’ un vero ospedale psichiatrico questo film”
Stiamo parlando di commedia e della sua migliore tradizione. Un pensiero su Monicelli?
Monicelli era cattivo e non ne ha mai fatto mistero. Era tosto, intelligentissimo, è vissuto e morto con la stessa coerenza”.
Come definisce il Somaro?
“Il Somaro è uno che non ci vuole stare, è testardo, capoccione, non è bello ed elegante come il purosangue, ma è forte, è un bell’animale. Il vero spettatore è il Somaro che osserva lo zoo umano”.
Jannacci, cosa la spaventa della vecchiaia?
“Niente”

(Foto di Roberto Bocchi)

Gabriella Aguzzi