Torna dietro la macchina da presa Silvio Muccino, sempre traendo materia da un romanzo di Carla Vangelista, e torna a parlare di sentimenti, ma questa volta la storia ruota attorno a due fratelli per caso: il cinico Andrea riceve infatti per il suo compleanno la sorpresa di un fratellino minore in Africa, il piccolo Charlie di cui deve farsi carico, e quest’improvviso uragano lo porta a rivedere tutti i suoi rapporti e a guardare dentro di sé. Torna sugli schermi in periodo natalizio “come nella tradizione del Cinema di Natale alla Frank Capra – dice – e come in ‘La Vita è meravigliosa’ il protagonista scopre la bellezza dei sentimenti. Qui ho anch’io il mio Clarence”:
“Come ti sei sentito a questa seconda prova?”
“Era un film rischioso che mi esponeva a diversi problemi. Era un progetto ambizioso che ho coccolato per tre anni. Mi chiedevo se era davvero un personaggio per me, essendo molto diverso, per la rabbia, e per la paura e la dolcezza che si sciolgono durante la storia. E poi avevo a fianco questo bambino che non è un bambino hollywoodiano, ma di cui si vedono subito la spontaneità e la bellezza. Ho potuto stimolare in lui vere reazioni rendendolo veramente attore e allo stesso tempo mi ha esposto di continuo al linguaggio dell’improvvisazione, è stato lui la chiave di volta del film. E l’altro rischio era l’Africa, da raccontare senza cadere nella trappola del patetico, sempre dietro l’angolo. Ho avuto la fortuna di incontrare il dottor Gianfranco Morino, il medico che sta costruendo il Neema Hospital e che mi ha fatto da Virgilio, e così l’ho vista attraverso i suoi occhi, scoprendone la dignità nonostante il degrado. E infine ho avuto la fortuna di un cast di superdonne: Greta Scacchi ha dato umanità ad una donna fredda e negativa, Maya Sansa è il vero Caronte che conduce alla scoperta di quell’altro mondo e Isabella Ragonese ha reso in maniera straordinaria un personaggio femminile controverso come quello di Livia che amo per la sua dualità. All’inizio sia lei che Andrea sono due persone dall’infanzia rubata, ma è lei che all’arrivo del piccolo Charlie, fa quel passo di trasformazione e di crescita e lo fa compiere a lui”.
“Come hai scoperto un bambino come Michael Rainey, che è la chiave vincente del film?”
“E’ arrivato come regalo attraverso un videoclip della canzone di Tiziano Ferro che manco a farlo apposta s’intitola Il Regalo più Grande. Ero disperato perché se non si trovava il bambino doveva slittare tutto il film e a un certo punto io e Carla eravamo davanti al televisore e lei mi dà una gomitata: sullo schermo stava passando questo video con questo bambino straordinario. Ha passato sei mesi con me e abbiamo stabilito un rapporto molto bello. Mi ricorda il bambino che ero, ci siamo fatti una scorpacciata di film e mi ha fatto capire molte cose”.
“Una regia volutamente minimalista...”
“Ho concentrato la narrazione intorno ai protagonisti, che all’inizio danno un ritratto vanitoso di sé. Ho rinunciato a mostrare i paesaggi africani per scavare dentro le persone, facendo una scelta minimalista”.