Sono vere e proprie scene da stadio quelle che si scatenano all’Auditorium Bipielle di Lodi: “Comportamenti Umani”, il festival di incontri, spettacoli e laboratori organizzato dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Lodi (evoluzione del fortunato ciclo dedicato ai vizi capitali) è partito con un autentico bagno di folla. A inaugurarlo, infatti, un ospite d’eccezione: Luciano Ligabue. Il rocker di Correggio era venuto a Lodi l’ultima volta in veste di regista. Ora, da poliedrico personaggio qual’è, torna in veste di scrittore. E’ da poco nelle librerie “Il rumore dei baci a vuoto” in cui il Liga, come agli esordi letterari con “Fuori e dentro il Borgo”, raccoglie racconti quotidiani vivi e toccanti, squarci di piccole vite che affiorano con scorrevole freschezza di linguaggio. Dopo un romanzo e una raccolta di poesie, riprende la via del racconto ed ecco allora un matrimonio messo in crisi dall’arrivo di un cane, e altre storie di rimorsi, di dolori, di segreti, storie di gente qualunque che può covare dentro un grande dramma.
E’ un Ligabue segreto quello che si racconta in queste pagine e nell’incontro condotto da Fabio Francione. Un Ligabue che “pensa in musica” forse, per il ritmo che hanno le sue storie, con la spontaneità immediata di una canzone.
“Quando scrivo le parole devono avere una funzione sonora, ritmica e in questo senso sì, nel mio modo di scrivere penso cantando”
E poi si lancia a spiegare il fascino di queste storie di tutti i giorni che non è inferiore al fascino on the road portato dalle storie americane, e la scelta di narrare il qui e l’oggi.
“E’ curioso come l’America abbia prodotto cinema, musica e letteratura fantastica quando qualcuno raccontava la sua difficoltà di rapporto con l’America. Certo lasciarsi andare all’epica là è più facile, è diverso dire ‘lavoravo sulla Highway 61’ e dire ‘sulla statale Correggio-Carpi’. Ma questa presenza delle cose, che non possono godere di luoghi più esotici e affascinanti, mi dà un senso di verità, di capacità di essere concreti. A volte è più interessante sentire qualcuno che racconta della sua mattinata storta piuttosto che parlare di grandi temi dal salotto di casa sua. Tantissimi anni fa – parlo del Medio Evo! – scrivevo delle canzoni tremende perché cercavo di emulare altri cantanti, ed era cercare di raccontare una vita immaginaria senza averla vissuta. Invece la vita di chiunque può essere interessante”.
Così dalla raccolta finale sono rimasti esclusi alcuni racconti, più metafisici, di un diverso registro, anche se l’idea iniziale era di farne un mix. Spiccano racconti come “Ristretto vuol dire ristretto” che, il Liga ci racconta, nasce da una scena rimasta tagliata dal film “Da 0 a 10”, recuperata poi tra i racconti perché non voleva perderla, o “Non guardo”, storia di un dolore incrociato che genera altro dolore (e non sveliamo altro!).
“Spesso siamo concentrati sui nostri dolori, che pensiamo unici e insanabili e non teniamo conto che questa situazione la vivono anche altri così continuiamo a procurare altri dolori.”
Sulla copertina una strada “La strada è una delle metafore più usate. Il percorso di ognuno di noi è unico e quello che si può fare è avere degli incroci. Ognuno nell’arco della sua vita vede la propria strada restringersi e allargarsi. Quando mi hanno proposto questa copertina mi è piaciuta subito, anche perché c’è qualcosa di enigmatico, come se il passato fosse stato cancellato...”
Dal libro al palco. Ora ad attendere il Liga è un nuovo tour e la Albert Hall di Londra.
“Siamo orgogliosissimi di Campovolo, in cui ogni canzone era uno spettacolo e quindi era un concerto formato da 25 spettacoli diversi. Ma ho bisogno di cambiare un po’ registro, togliere lo spettacolo, lasciare solo luci bianche, perché vinca la magia del posto e vinca la musica. E’ una cosa difficilissima perché siamo nel 2012, siamo abituati ad avere uno schermo acceso costantemente, quindi togliere questo significa fare una cosa azzardata. Significa fidarsi della musica”.
Sempre una novità, una diversa prova dietro l’angolo. Perché, dice il Liga, “Non lasciarmi mai stare fa parte della mia natura”.