
Cosa succederebbe se un giorno un importante politico italiano, reduce da una malattia, iniziasse a dire tutta la verità su qualsiasi argomento? Dopo il successo di Nessuno mi può giudicare, Massimiliano Bruno torna alla regia con un’altra brillante commedia, Viva l’Italia, raccontando in modo divertente -ma anche amaro- un paese corrotto, in cui la raccomandazione regna sovrana.
Michele Spagnolo (Michele Placido) è un parlamentare all’apice della carriera che, colpito da una forma di demenza fronto-parietale, ha perso ogni freno inibitorio e inizia a dire tutto quello che gli passa per la testa. Messo in disparte dal partito e abbandonato dalla moglie, l’unico suo appoggio sono i tre figli, con i quali però non ha mai avuto un bel rapporto.
Valerio (Alessandro Gassman) è il bel bamboccione, con una moglie che non ama, un figlio che non lo considera per niente ed un posto di lavoro ottenuto grazie alla raccomandazione del padre; Riccardo (Raoul Bova) è un bravo medico, che ha studiato ed ottenuto da solo quello che desiderava e non parla con suo padre da vent’anni. E poi c’è Susanna (Ambra Angiolini) che vorrebbe fare l’attrice, ma è negata e con la sua fastidiosa zeppola, riesce ad ottenere dei ruoli soltanto perché figlia del senatore Spagnolo.
Tra verità e bugie, tra litigi e storie d’amore, tra vicende personali e altre legate ad un sistema politico e amministrativo italiano gestito da cialtroni e persone assolutamente inadatte, Massimiliano Bruno ha raccontato l’Italia di oggi e lo ha fatto servendosi di un cast molto preparato, con una sceneggiatura ben costruita, intelligente e ricca di dialoghi divertenti.
“Ho voluto sottolineare i problemi del nostro paese ma l’ho fatto cercando anche di far ridere; le commedie degli ultimi vent'anni – dichiara il regista alla conferenza stampa di Roma- hanno perso la componente sociale della grande commedia all'italiana degli anni ‘60, di film come Il sorpasso o La grande guerra, che ci hanno fatto ridere e piangere allo stesso tempo. Dal '94 in poi ci hanno fatto credere che questo non era più possibile. Io sono voluto andare in una direzione diversa, perché bisogna anche raccontare la possibilità di cambiamento.”
Continua poi Michele Placido: “Io purtroppo sono un italiano mediocre dal punto di vista politico, sono il classico democristiano! Per interpretare questo personaggio ho pensato a tutti i politici italiani, magari sono partito da uno in particolare, ma ho pensato a tutti, nessuno si è salvato e lo vediamo anche nel film. Questo non è un film qualunquista e noi dobbiamo essere ottimisti per dare una speranza ai più giovani”.
D’accordo con lui Raoul Bova che sostiene: “Nel film c’è questo duro scontro con la realtà, con il mondo corrotto dove non vince nessuno, neanche i politici, perché ci perdono sull’onestà. Anche gli altri personaggi in qualche modo perdono, ma lo fanno con più dignità (per esempio il ragazzo meritevole che deve andare all’estero per lavorare). Si legge quindi anche molta speranza nel film, dobbiamo lasciare qualcosa in eredità ai nostri figli, non possiamo lasciare loro soltanto il marcio e non dare neanche un po’ di speranza”.
A chi dice che Viva l’Italia è un film “finto-impegnato”, Alessandro Gassman risponde che è invece “Un film impegnato che fa ridere”, ed è proprio qui che sta la differenza, “perché un film - continua Bruno – deve essere visto dal pubblico ed è agli spettatori che deve arrivare, deve essere un film per tutti, non soltanto per quei pochi eletti che vogliono sempre il film d’autore. Da quel genere di film spesso escono capolavori e allora va bene, ma spesso no. Io ho voluto fare una commedia intelligente, per il pubblico, affinchè possa risvegliarlo”.
Viva l’Italia esce il 25 ottobre in più di 500 copie.
Foto di Silvia Preziosi