I Monuments Men a Milano: una giornata particolare
10/02/2014

E’ un evento eccezionale per Milano avere tutto il cast al completo per la presentazione di un film. Soprattutto se il cast è composto da autentici “Monuments Men” del Cinema quali Bill Murray, Matt Damon, John Goodman, Jean Dujardin, Bob Balaban e lui, l’anima del film, George Clooney, qui regista, produttore, sceneggiatore e interprete. Forse perché lo stesso Monuments Men è un evento eccezionale, un film che riporta alla luce un episodio poco noto della Storia, l’eroica impresa di un gruppo di uomini, tutti esperti d’arte, che con coraggio hanno recuperato e restituito ai musei e alle chiese capolavori sequestrati dai nazisti, mettendo a repentaglio la loro stessa vita. Un episodio che il libro di Robert Edsel prima (anche lo scrittore era presente alla presentazione milanese), e il film di Clooney ora, splendidamente diretto con accenti di poesia e imprimendovi anche toni di commedia, restituisce a noi.
Gli stessi attori, raccontano, non ne conoscevano la storia, o la conoscevano vagamente, prima di scoprire il libro e leggere la sceneggiatura. E sono rimasti coinvolti dalla loro avventura. “Avevo visto solo un documentario, ma quando ho letto il libro ho pensato quanto interessante e quale grande opportunità sarebbe stata trarne un film” dice Clooney. E se Hollywood ama molto i film sulla Seconda Guerra Mondiale, questo la racconta da un’angolazione del tutto inedita.

Non è la prima volta che George Clooney realizza un film basato su una storia vera. “Quali sono le emozioni che si provano avvicinandosi a fatti realmente accaduti e quanto spazio resta invece all’immaginazione nella creazione dei personaggi?” gli chiedo subito.
“Good Night and Good Luck era una storia ambientata nel giornalismo, c’erano documentazioni molto accurate e dovevamo attenerci scrupolosamente ai fatti. Qui sapevamo di dover riportare e trattare con fedeltà tutti i fatti principali, ma ci siamo presi alcune libertà sui personaggi, dando loro anche dei piccoli difetti per renderli più umani, abbiamo aggiunto anche elementi divertenti, ma con delicatezza, o invenzioni che rendessero il tutto più cinematografico, come il flirt tra Matt e Cate. Ma sono proprio alcuni degli episodi più pazzeschi che sono tratti dalla realtà”.
Il film riesce, quindi, a mantenersi magicamente anche su un clima leggero, nonostante l’impegno del tema trattato “Era importante la leggerezza e quando ho iniziato a lavorare sul libro non ho voluto trascurare lo humour. Mi sono quindi ispirato ad altri film di guerra che trattano questo tema con lievità. E’ anche un film sull’arte e come tale deve saper catturare l’attenzione, non trasformarsi in una lezione”.
E su un clima leggero prosegue anche l’incontro stampa, con gag comiche affidate soprattutto a Bill Murray, che cosparge d’acqua la testa di John Goodman e, con la sua classica impassibilità, così risponde a chi gli chiede di confrontare l’esperienza con Clooney con quella con Wes Anderson “Anderson mangia come se non dovesse avere un domani, e quando lo vedi mangiare così ti preoccupi, ti domandi se il film finirà mai. Clooney non è così smodato, lui beve e così ci divertiamo e prepariamo bene per il film, sapendo che le riprese termineranno con una buona bevuta”.
Sembra (o è) un gruppo di vecchi amici e anche sulla loro amicizia e il piacere di lavorare insieme si scambiano battute. Ancora Bill Murray “Con Matt sono state fatte delle preferenze. Perché ha avuto lui tutte le scene con Cate Blanchett? E perché lei non è qui oggi? Per sembrare lui il più carino”. “Io ho portato la mia passione – dice Dujardin sfoderando sull’abbronzatura il suo sorriso bellissimo – Ero il piccolo francese del gruppo”.
“Ogni volta che io e George giravamo una scena insieme lui aveva da ridire solo su di me – scherza Matt Damon, al sesto film con Clooney – Mi chiedeva: perché non sei stato bravo come l’altro attore?”

Ma il momento più commosso è il ricordo di Philip Seymour Hoffman, che Clooney ha diretto in “Le Idi di Marzo”. “Noi siamo una comunità e lui era al centro del gruppo, aveva tra noi un ruolo da protagonista e ha lasciato un grande vuoto”.
Il salvataggio della cultura vale una vita umana? è la domanda fulcro del film. “I Monuments Men hanno risposto di sì – dice Matt Damon – ed è ciò a cui ho pensato oggi quando ho visitato L’Ultima Cena e ho ricordato i rischi che la gente aveva corso per proteggere quest’opera d’arte” “Non si trattava solo di riportare le opere ai musei, ma di salvare la cultura e quindi la storia. Sono le opere d’arte che raccontano noi e come eravamo. Distruggere l’arte è distruggere il passato e chi siamo” aggiunge Clooney.
In sala è presente anche un vero Monument Man, Harry Hettlinger, e a lui è ispirato il personaggio interpretato da Dimitri Leonidas.
“E’ un’esperienza particolare incontrare la persona che interpreti e avverti una responsabilità ancora più pesante nell’interpretare qualcuno che poi ti vedrà. Ho conosciuto la sua storia ed è sorprendente” dice l’attore. E George Clooney conclude “Tornando al discorso realtà/finzione, la storia del ragazzo ebreo che si trova a combattere per un nuovo Paese e vede per la prima volta, recuperato nelle miniere, il quadro di Rembrandt che non poteva vedere nel museo della sua città è tutta vera”.
Gabriella Aguzzi