Il Ricco, il Povero e il Maggiordomo

16/12/2014

Ed ecco, per le feste natalizie, il ritorno di Aldo, Giovanni e Giacomo. Che questa volta abbandonano le gag a se stanti e le repliche dei successi teatrali per tornare ad un plot compiuto.
E sempre con un occhio vigile all’attualità, raccolgono il problema ahimè dominante della crisi e lo rigirano a loro uso per riderci sopra. Giacomo dunque è il Ricco, che d’improvviso si ritrova povero in virtù di investimenti scriteriati, e nella condizione di mantenersi in qualche modo a galla, ma anche di rivedere le sue arroganze e scoprire una dimensione nuova. Aldo è il Povero, che ad arrabattarsi è ormai abituato e in quest’arte può fare da maestro. Giovanni è il Maggiordomo, con la sua fede nel Bushido, “è il collante, vive nella casa del Ricco, e quando il Ricco crolla tutto crolla insieme a lui anche se non se ne accorge, ma anche lui cerca di salvare il suo sogno personale all’interno del disastro”, come riassume lo stesso Giovanni. Tra i tre, nel momento del bisogno, scaturisce un’inattesa solidarietà per superare i sassi e i dardi dell’avversa fortuna.
Ma, precisa Giacomo, “Non è un film solo sulla crisi. Certo siamo suggestionati da ciò che accade intorno, ma a modo nostro ci piace raccontare le vicende del singolo. L’avidità della ricchezza, la possibilità della caduta e come le prospettive possono cambiare”.
“La collaborazione vera e la solidarietà possono cambiare e creare qualcosa di nuovo” è la definizione di Giovanni ed il sunto del film. Da cui il personaggio di Giacomo (ancora una volta i tre mantengono i loro veri nomi, come da tradizione) “esce povero economicamente, ma ricco di sentimenti”, come chiosa Aldo.
Ancora una volta a trionfare sono i collaudatissimi ritmi comici del trio, con l’aggiunta di un’esilarante Giuliana Lojodice  nel ruolo di Calcedonia, la madre di Aldo, che con la sua burbera comunicativa sarà il vero motore dei loro mutamenti. E Milano, da sempre protagonista nei film del trio e molto più che un muto scenario.
Alla regia li affianca Morgan Bertacca “Morgan lavora con noi da quasi vent’anni – dice Giacomo – si è occupato del backstage di molti film, ha collaborato alla sceneggiatura della Banda dei Babbi Natali” “E il film è il frutto della nostra collaborazione – prosegue il regista – La loro presenza e la loro meccanica comica e attoriale è straordinaria. Il mio lavoro è stato metterli nella condizione di dar vita a questi personaggi nel migliore dei modi”.
Come sempre, infatti, i tre hanno dato molto rilievo alla fase di scrittura e, trattandosi di un lavoro a più voci, il dibattito in cui ognuno ha apportato i propri gusti è stato vivo. Sempre con l’attenzione a non cadere in scontati cliché. “Ogni volta la costruzione delle singole storie è frutto di un work in progress di mesi”. Pur tuttavia i ritmi narrativi a volte risultano un po’ zoppi, in contrasto con quelli della recitazione, sempre godibilissimi.
Una menzione speciale alla colonna sonora, in particolare al perfetto inserimento della canzone di Walter Valdi “I vahha put hanga”. “Era il test per entrare negli oratori della Lombardia – scherza Giacomo e aggiunge – Abbiamo temuto di non riuscire ad inserire il pezzo, ma poi siamo stati felici di aggiungere questa canzone degli Anni 60 che faceva parte del repertorio di questo raffinatissimo cabarettista”. E il segreto della comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo sta anche in queste graffianti zampate politically uncorrect.

Gabriella Aguzzi