
Il film nasce dalla collaborazione di due registi interisti, Simone Scafidi e Carlo A. Sigon, che vedevano questo prodigio correre come un ragazzino a 40 anni compiuti. In prossimità dell’uscita in DVD (che, vi anticipiamo, rivela grosse sorprese nei contenuti extra) è stato proiettato alla Civica Scuola di Cinema di Milano, con in sala i registi a parlarne e lo stesso Javier Zanetti a presentarlo. “Non ci potevo credere che facevano un film su di me, è stata una cosa emozionante, bellissima, sono andati nella mia Terra a parlare con mio padre e i miei amici e rivedere tutto questo è stato molto emozionante. Soprattutto si parlava di me come uomo più che come calciatore”.
“Zanetti Story” è più che un documentario. Racconta la carriera di Zanetti attraverso spezzoni d’archivio e testimonianze illustri (Lionel Messi, Massimo Moratti, Sandro Mazzola, Roberto Baggio, Ramiro Cordoba, Gad Lerner, Fiorello, Beppe Severgnini, la moglie Paola e un José Mourinho particolarmente istrionico), la tenacia, la costanza, la fedeltà all’Inter, la dedizione al lavoro tale da sconfinare nella follia, l’arrivo a Milano, il lavoro con la Fondazione Pupi, il cammino verso il Triplete. Racconta, soprattutto, la storia di un uomo normale che fa cose straordinarie. Ma è in Argentina che la storia prende forma, quando i due registi, in un mese trascorso a Buenos Aires, vanno a frugare nei cassetti di Javier bambino.
“Sono cresciuto in un quartiere molto umile e la mia famiglia mi ha dato un’educazione che mi accompagna ancora adesso. Nulla si ottiene senza sacrifici. I miei genitori hanno fatto sacrifici per non farci mancare nulla e ci hanno trasmesso una lezione di vita, insieme alla loro forza e ai loro valori. Quando sono arrivato all’Inter è stato compiere un sogno. Quando da bambino volevo giocare al calcio non pensavo che sarei arrivato così in alto”.
Così dice Zanetti in apertura, ma nel film non parla, sono gli altri a parlare di lui. “Zanetti è un uomo di gesti, di azioni, di sostanza. Il giusto omaggio era mettere in scena il suo lavoro, non farlo parlare di sé, ma sentirlo raccontare”.
Ed ecco allora l’idea geniale del film. C’è uno scrittore argentino, Albino Guaròn, che sta scrivendo un romanzo su di lui. E ci racconta Zanetti, ci guida nella sua storia, la voce che parla dalle bobine su cui detta i suoi romanzi alla sorella. Guaròn è cieco, ma ama il calcio, e andare allo stadio per sentirne il boato: era, per coincidenza, allo Stadio quell’unica volta che Zanetti perse la calma per una sostituzione, lo testimonia una fotografia. E’ una coincidenza anche che i registi si siano imbattuti in lui? Il film si apre proprio con un documentario alla Quarto Potere su di lui. E noi di Quarto Potere abbiamo seguito gli indizi e scoperto di più sull’identità di questo leggendario scrittore. Seguiteli anche voi, ve ne abbiamo lasciati abbastanza....