La Corrispondenza di Tornatore

18/01/2016

Cosa avviene di un amore quando ne manca la presenza? Può andare oltre qualunque confine? Se possiamo percepire ancora la luce di una stella morta possiamo dialogare con chi non ci è più accanto, sconfiggendo le barriere della distanza, del tempo e dell’assenza. Così sembra pensare il professore di astrofisica innamorato della giovane studentessa fuori corso che sfiora ogni giorno la morte nel suo lavoro di controfigura di film d’azione, con una furia autodistruttiva. Così sembra dire l’ultimo film di Giuseppe Tornatore che riesce a fare della tecnologia un mezzo poetico. Anche se forse gli manca un quid, quella scintilla finale per assurgere a poesia vera. Come già in “La migliore offerta” Tornatore dà il meglio di sé quando avvolge il film nell’aura del mistero, creando quel clima impalpabile in sospeso tra il reale e il magico, nell’inquietudine di voci giunte dall’altrove.
Difficile è parlare del film (che spazia tra la bellezza di Edimburgo a quella del Lago d'Orta) senza rivelarne la trama, come espressamente chiesto dal regista, per non rovinarne il gusto a chi lo vedrà. La storia d’amore tra Mago e Kamikaze – questi sono i soprannomi affettuosi che i due amanti si sono scambiati – aiuterà lei a superare i lutti del suo animo. Ma oltre non diremo. Lasciamo invece parlare regista e interpreti. Perché la storia covava da tempo nel pensiero di Tornatore.

“Il film nasce, come è mia consuetudine, da uno spunto di anni fa. All’epoca l’idea mi sembrava fantascienza e  uno sviluppo in tal senso non era corretto per il senso della storia. Ora l’ho ricostruita facendo leva su tutta quella rete di sistemi tecnologici grazie ai quali la relazione va avanti. Il sogno eterno dell’uomo è sempre stato sperare in forme di estensione della propria avventura esistenziale e la tecnologia sembra realizzare in parte questo sogno antico. Nel film è tutto realistico, anche se ho voluto dare spazio alla capacità di cogliere certe premonizioni e al contrappunto con l’ineffabile che talvolta riusciamo a percepire anche se non sappiamo definirlo”.
Gli attori – Jeremy Irons e Olga Kurylenko -  hanno lavorato in modo tutto particolare. “I videomessaggi sono stati girati tutti in testa al film con una videocamera, dando poi all’attrice la possibilità di interagire con essi. Ho contattato Jeremy Irons tramite skype e ho avuto la sensazione di essere già nel film”.

“Ero una grande ammiratrice di Jeremy Irons – racconta Olga Kurylenko – Mi ero innamorata di lui subito la prima volta che l’ho visto al cinema. E’ la prima volta che lavoro con un regista italiano ed è stata un’esperienza bellissima. E’ una storia d’amore raccontata in modo così diverso, qualcosa di straordinario che non si era mai visto prima. Penso che quello che ha fatto il protagonista del film sia meraviglioso e anche se c’è dell’egoismo nel personaggio è una grande manifestazione d’amore.” E aggiunge “L’amore vero non è mortale, quello che finisce non è vero amore. Il film mi ha fatto riflettere molto su questo: se è vero amore continua a vivere e non puoi smettere d’amare nemmeno se lo vuoi. E’ bellissimo il paragone che viene fatto tra le stelle che riescono a vivere dopo che sono morte  e i ricordi che diventano immortali”.

“E’ stato interessante vedere il rapporto che si può intessere tra due persone che non sono più fisicamente una di fronte all’altra – dice Jeremy Irons – Con internet è più facile tenere questi rapporti , molti si conoscono dopo essersi conosciuti in rete e a volte la scoperta è tremenda. Qui il rapporto è inverso, i due protagonisti si conoscono prima e poi proseguono il loro rapporto. Ma – aggiunge – io penso che la vera conoscenza è fatta di presenza fisica. Oggi la gente fa sempre più affidamento sulla tecnologia per comunicare. Personalmente non credo che la tecnologia aiuti veramente la comunicazione, è diverso prendere del tempo per scrivere una lettera, affrancarla, imbucarla. La velocità è utile per la comunicazione tecnica, non per quella emozionale. Guardare una persona negli occhi, sentirne l’odore, quella è vera conoscenza”.
Purtroppo abbiamo visto questo film in un giorno triste, era appena giunta la notizia della morte di David Bowie, e forse anche per questo ci ha commosso il parlare di stelle. Anche Jeremy Irons lo ricorda con commozione “Era parte della nostra cultura, vi ha dato un’impronta fortissima, eppure è riuscito a mantenere una parte di sé riservata. Quello che ha creato durerà per sempre. La sua scomparsa è qualcosa che mi addolora moltissimo. Il mondo sarà un po’ più grigio senza di lui”.

Gabriella Aguzzi