
Seconda prova alla regia per Claudio Amendola che si cimenta con una storia cruda e intensa, scritta da Giancarlo de Cataldo e racchiusa nell’arco di due giorni: “Il Permesso-48 ore fuori” segue 4 personaggi durante un permesso di 48 ore prima di tornare in carcere. Quattro destini diversi, alcuni votati alla tragedia, altri a cui si concede la speranza. In uscita il 6 aprile, abbiamo visto in anteprima al Noir in Festival e ne abbiamo parlato con Amendola, che oltre che regista è anche interprete di uno dei 4 protagonisti, durante un’interessante conversazione con il pubblico di studenti dello IULM.
“Volevo esordire nella regia da tempo, invece ho esordito a 50 anni. Il più grande regalo che la vita mi ha fatto è stato poter fare questo mestiere durante il quale sono sempre stato attento a tutto e quindi sono arrivato alla regia quando mi sono sentito pronto per essere il capo, perché il regista è il direttore d’orchestra, l’allenatore. Ho avuto la fortuna di interpretare tantissimi personaggi e sotto il punto di vista dell’attore mi posso ritenere appagato, la regia mi sta dando emozioni nuove. Devi pensare già alla giornata di domani e arrivare al lavoro più che pronto”.
“Come definirebbe questo suo film?”
“Una grande storia d’amore. E’ l’amore che spinge tutti i personaggi, l’amore per un figlio, l’amore perduto, l’amore da cercare, l’amore che spinge a proteggere la famiglia a costo del proprio sacrificio”.
“Ai personaggi giovani è lasciata più speranza...”
“Seguiamo quattro destini che si compiono in maniera diversa, quattro poveracci in cerca di un riscatto. Ci sembrava importante lasciare il ruolo della speranza ai giovani che ancora non si giocavano tutto. Era bello immaginare che si dessero la forza per andare avanti, anche se forse la vita è più crudele e non si rivedranno più”.
“Abbiamo visto Luca Argentero in un ruolo completamente diverso da quelli a cui ci ha abituati”
“Luca Argentero doveva uscire dal ruolo che gli si era cucito addosso e fare qualcosa di completamente diverso. Gli ho fatto fare quello che avrei voluto fare io da tutta una vita. E’ un attore di una serietà rara e ha compiuto un processo spirituale enorme, ha cercato il dolore, mi ha raccontato come si era costruito tutta la vita e il background del suo personaggio”
“Vi sono delle sfide che ricordano il Cinema Western o è una nostra impressione?”
“Il Cinema che ho sempre seguito e che mi piace è il cinema di genere. Amo il western e ho ritrovato nei personaggi delle qualità che appartenevano ai miei film preferiti. La situazione musicale western è un omaggio voluto a Sergio Leone”.